Alexei Navalny torna a parlare, e lo fa con una denuncia sulle torture subìte da parte dei suoi carcerieri. Il dissidente detenuto in Russia per la sua opposizione a Vladimir Putin si trova ancora rinchiuso in una colonia penale a Melekhovo. Il blogger e attivista 46enne è tornato a pubblicare un messaggio sui suoi profili social.

Attraverso il suo entourage, Navalny ha raccontato alcune delle vessazioni subite in carcere. Alcune delle “torture psicologiche” nei suoi confronti consistono nell’ascolto, a volume altissimo, dei discorsi del presidente russo. Secondo la sua testimonianza, da alcuni giorni in tutta la struttura vengono diffusi attraverso gli altoparlanti i discorsi di Vladimir Putin.

Navalny si trova detenuto da mesi nella colonia penale IK-6, a circa 250 km da Mosca. Su di lui pende una doppia condanna per un totale di 11 anni di detenzione. È accusato di frode e oltraggio alla corte.

Denuncia torture Navalny, il dissidente russo: “Preferisco stare in prigione che sottomettermi”

Quello pubblicato dallo staff di Navalny è il primo messaggio dopo le notizie che ipotizzavano un peggioramento delle sue condizioni di salute. L’ipotesi dei suoi uomini era che il Cremlino stesse cercando di far avvelenare il suo cibo.

Su Twitter, Navalny ha rivelato le modalità con cui i carcerieri mandano in filodiffusione alcune dichiarazioni del presidente russo successive all’inizio della “operazione militare speciale” in Ucraina.

Molto tempo fa, ho letto in qualche racconto poliziesco di spionaggio su come torturavano i prigionieri mettendo ad alto volume le poesie di Mao Zedong. Apparentemente, anche qualcuno nella nostra prigione deve aver letto questo libro.

Una novità che, ipotizza il blogger, non renderebbe felici neppure le stesse guardie del carcere.

I poliziotti stessi (non i capi, ma i poliziotti normali) devono ascoltarlo con me ed è ancora peggio per loro, perché devono camminare lungo il corridoio proprio sotto gli altoparlanti. Quando chiedo loro allegramente quale discorso preferiscono, rimangono in silenzio, perché qualsiasi cosa dicono viene registrata e diventerà nota ai loro superiori. Ma gli sguardi sui loro volti e il modo in cui alzano gli occhi sono già una ricompensa.

Navalny ha poi citato una frase che Putin ripete spesso durante i suoi discorsi.

“Non abbiamo iniziato la guerra, sono stati loro a iniziare la guerra, e noi stiamo cercando di farla finire”. Ogni volta che la sento penso: ho fatto tutto bene, preferisco stare in prigione che sottomettermi a questo tipo di potere. Così scuoto la testa per l’impertinenza di una bugia così. Poi mi addormento felice.

I personaggi pubblici scrivono a Putin: “Libertà ad Alexei Navalny”

Alcune celebrità avrebbero chiesto formalmente a Vladimir Putin la libertà immediata per Navalny. Il messaggio inviato al leader del Cremlino avrebbe la firma di numerosi personaggi pubblici. Tra loro J.K. Rowling, Jude Law, Thom Yorke, Jean Reno e Dominic West. La scarcerazione dell’attivista russo gli darebbe la possibilità di farsi visitare dai medici, viste le sue condizioni di salute considerate piuttosto precarie.

Un appello reso noto direttamente dai canali social dell’oppositore russo che, ricordiamo, sono gestiti dal suo staff. Tra i promotori dell’iniziativa ci sono anche Mikhail Baryshnikov, Bill Naii, Margaret Atwood, Jonathan Franzen. Molti di coloro che hanno firmato avevano già chiesto due anni fa, in occasione di uno sciopero della fame di Navalny, che i medici fossero autorizzati a visitarlo.