Ferrari Stato dell’Arte sui Solimena ritrovati. Celate tra le stanze del potere politico, dimenticate tra le pieghe della burocrazia e di cataloghi da aggiornare. È la storia delle opere d’arte nei palazzi della Repubblica italiana, raccontata da Tiziana Ferrari, per anni consigliere culturale e consulente del presidente del Senato, nel volume “L’arte nelle istituzioni” edito da Skira’. Il libro racconta il progetto di censire le opere custodite nei luoghi simbolo della politica e tornare a dar loro il giusto valore. Un progetto iniziato nel 2009, che ha portato alla scoperta di due tesori perduti: due grandi tele dimenticate in qualche ufficio e attribuite a un pittore seicentesco, erano in realtà due capolavori napoletani di Francesco Solimena. Ferrari commenta così il lavoro svolto: “Il mio libro parla di arte, di burocrazia e di meritocrazia. Stiamo parlando di un corpus di quasi mille opere, è stato un progetto di valorizzazione che ho avuto l’onore di sviluppare per il Senato. Ho trovato una quadreria intonza da quasi cento anni, stiamo parlando di opere di grande pregio, soprattutto ho potuto far emergere capolavori che erano uno spaccato dell’arte dimenticato, perché racchiusi o custoditi tra i palazzi. Sono negli studi privati, non sono visibile per esempio durante le visite”.
Solimena ritrovati, Ferrari: “La scoperta fu un caso fortuito”
La Dott.ssa Ferrari ricostruisce a Stato dell’Arte il ritrovamento dei Solimena: “La scoperta è avvenuta perché all’inizio del mio progetto chiamai a sostegno il direttore dei Musei Vaticani e il sovrintendente del museo di Napoli Capodimonte e il sovrintendente del Polo Museale Romano. La scoperta dei Solimena fu un caso fortuito, perché invitai il primo a fare una visita per i palazzi e ci fu una grande emozione su quei due quadri che mi avevano incuriosito, sono due quadri acquistati dal Senato nel 1937 e rimasti lì, nonostante tutte le nuove pubblicazioni dei funzionari. Quando arrivai mi venne infatti consegnato un catalogo degli oggetti e dei dipinti presenti nelle sale, però senza in realtà un valore scientifico e quindi questo mi permise di attivarmi a realizzare un primo censimento scientifico, con tutti i soprintendenti e conservatori italiani. Contattavo tutte le sovrintendenze che avevano inviato le opere in comodato d’uso. Nel mio caso ho avuto la fortuna non solo di raggiungere gli obiettivi ma di superarli, perché poi avevo da raggiungere la valorizzazione, la comunicazione della quadreria e fortunatamente riuscii a sviluppare con i musei internazionali”.
Arte e potere, Ferrari: “Il potere ha sempre avuto bisogno dell’arte, non il contrario”
Tra le opere anche una attribuita al grande maestro Perugino: “Per il Perugino del Senato, di Palazzo Madama, chiesi una scheda scientifica proprio a uno dei massimi esperti, Francesco Federico Mancini, di fatti il mio grande dispiacere fu che il primo volume quello del 2011, “Dipinti dal 400 al 700”, non uscì dal Senato. Mi arrabbiai molto perché ero lì per la valorizzazione. Mi sono battuta per la divulgazione e la comunicazione, perché dietro alla valorizzazione c’è la tutela. Avevo proposto di mettere tutta la quadreria, tutti gli archivi online, si sarebbe potuto fare con un lavoro spedito tranquillamente in un anno e mezzo. Poi sul rapporto antichissimo tra arte e potere l’esperta dice: “Il potere ha sempre avuto bisogno dell’arte, non il contrario, quindi è un rapporto molto sottile e meriterebbe un libro a sé, perché l’arte è potere si dai tempi dei tempi”.