Si chiamava Antonella Lopardo, la donna di 49 anni uccisa a Cassano allo Ionio dopo aver aperto la porta a uno sconosciuto nella tarda serata di ieri, 2 maggio. Gli inquirenti ipotizzano che possa essersi trattato di un delitto di stampo mafioso: con molta probabilità, il killer avrebbe voluto colpire il marito, in casa al momento dei fatti e con alle spalle diversi problemi con la giustizia. Si indaga per cercare di fare luce sull’accaduto e trovare il responsabile, forse aiutato da un complice.
Donna uccisa a Cassano allo Ionio: si tratta della 49enne Antonella Lopardo
Ha tutta l’aria di essere una spedizione punitiva, quella orchestrata nella serata di ieri, 2 maggio, ai danni di una donna residente nell’Alto Cosentino, a Cassano allo Ionio. La vittima si chiamava Antonella Lopardo e aveva 49 anni. Secondo le prime ricostruzioni, avrebbe sentito suonare al campanello e, una volta aperta la porta, sarebbe stata colpita almeno 30 volte con un’arma lunga, un fucile mitragliatore, morendo sul colpo per le gravi ferite riportate al torace e al volto. Le modalità di esecuzione fanno pensare che possa essersi trattato di un delitto di ‘ndrangheta. Per questo i carabinieri della compagnia locale e quelli del comando provinciale di Cosenza, il cui lavoro è coordinato dalla Procura di Castrovillari, sono in stretto contatto con la Dda di Catanzaro.
Ma perché il killer si sarebbe scagliato proprio contro di lei? Gli inquirenti che indagano sull’accaduto sospettano che il vero bersaglio fosse suo marito, un certo Salvatore Maritato, vicino alla cosca Forastefano, già noto per essere finito nell’inchiesta “Omnia”, che portò all’arresto di più di trenta persone. Stando a quanto emerso finora, l’uomo, presente in casa al momento dei fatti, sarebbe riuscito a scappare, salvandosi dall’agguato e sarebbe già stato ascoltato in caserma. Resta da chiarire se il sicario fosse da solo o in compagnia di una seconda persona, forse alla guida dell’auto a bordo della quale il killer si sarebbe poi dato alla fuga. Nei prossimi giorni il medico legale incaricato effettuerà l’esame autoptico sulla salma. È caccia, intanto, ai responsabili.
A Cosenza si indaga anche sull’omicidio di Rocco Gioffrè
Mentre cercano di ricostruire le dinamiche del delitto, gli investigatori continuano a lavorare anche sull’omicidio di Rocco Gioffrè, il pensionato 75enne ucciso a coltellate dalla vicina di casa, la 46enne Tiziana Mirabelli, lo scorso 19 febbraio, sempre a Cosenza. La donna, che si era presentata autonomamente in caserma in compagnia del suo avvocato per costituirsi – qualche giorno dopo i fatti – è accusata di omicidio volontario ma, fin dall’inizio, sostiene di aver agito per difendersi da una violenza. Più volte, stando alla sua testimonianza, sarebbe stata aggredita dall’uomo, con il quale condivideva lo stesso pianerottolo e, all’ennesimo episodio, avrebbe trovato il coraggio di afferrare un coltello e colpirlo.
Stando agli esiti dell’autopsia, l’anziano sarebbe deceduto a causa delle profonde ferite riportate al torace, all’addome, alla spalla e alla nuca. Per questo il gup del Tribunale di Cosenza ha deciso, nelle scorse settimane, che Mirabelli dovrà restare in carcere. L’obiettivo, intanto, è capire se il suo racconto corrisponda al vero: se abbia agito, cioè, per reagire a un comportamento aggressivo dell’uomo e abbia poi tenuto nascosto il cadavere.
Chi la conosce parla di una donna “appassionata, cresciuta in una condizione disagiata ma impegnata nel sociale e sempre dalla parte dei più deboli”. Sindacalista abbastanza nota in città, si è sempre spesa in battaglie in favore dei lavoratori delle cooperative sociali, militando nel comitato “Prendocasa” per il diritto alla casa, schierandosi contro gli sgombri coatti. Nel 2016 si era candidata al consiglio comunale nella lista Adesso a sostegno di Carlo Guccione, ottenendo 77 preferenze. Il suo gesto ha lasciato sgomenta la comunità locale.