Fotografia Stato dell’Arte Oliviero Toscani. Il fotografo e Art Director di fama mondiale Oliviero Toscani è intervenuto a Stato dell’Arte, su Cusano Italia Tv, intervistato da Cesare Biasini Selvaggi per parlare di fotografia, arte e di “TOSCANI CHEZ MAZZOLENI”, la prima personale presso la galleria di Londra. Attraverso una selezione di opere scelte dall’artista stesso, sono presentati alcuni dei capolavori che hanno rivoluzionato l’approccio allo scatto. Molte delle sue opere sono considerate trasgressive e rivoluzionarie, a cominciare dalla campagna della Jesus Jeans “Chi mi ama mi segua”: “Fece scandalo nel ’73, non credo che farebbe scandalo oggi. Ogni fotografia rispecchia il suo tempo e come fotografo devi riuscire a immaginare, a mettere per immagine, le immagini che appartengono al tuo tempo, è come fare il reporter. Non è che facendo le foto di pubblicità o di moda sei meno reporter di uno che fa il fotografo di guerra per Life e Time. Ormai il reportage si esprime attraverso altre forme, direi industriali, commerciali, umane…Quando negli anni 60 fotografai la Mary Quant e la sua minigonna, credevo di fare una foto frivola ma in realtà era un reportage, un momento storico, molto di più di andare a fotografare la Settimana Santa in Sicilia. Questa foto fu attaccata da tutti, dal Vaticano, alla sera Pierpaolo Pasolini scrisse “Il Gesù dei blue-jeans ha battuto il Gesù del Vaticano, aveva capito che una certa immagine, una certa morale stava cambiando”.
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Oliviero Toscani a Stato dell’Arte: “La differenza economica è la più grande discriminazione”
Fotografia Stato dell’Arte Oliviero Toscani parla della sua idea di provocazione e scandalo nell’arte: “Gli scandali servono a migliorare il mondo, anche se non piace la parola scandalo. Provocare è la possibilità di vedere qualcosa in un altro modo. Per esempio se vado al cinema e non sono provocato allora non trovo il film interessante. L’arte senza provocazione non è arte, se non riesci a provocare interesse non sei un artista, come posso dire…perché fa vedere le cose da un altro punto di vista, rimette in discussione lo status quo, ci aiuta a ragionare di più. Nell’arte contemporanea non si rischia abbastanza, purtroppo pochissimo dell’arte contemporanea rimarrà arte moderna. L’unica e vera arte è quella che a che fare con la condizione umana. Se voi analizzate la vera arte, persino le canzonette…se non ha a che fare con la condizione umana non ha grande valore“. Molte delle campagne di Oliviero Toscani sono state rivoluzionarie e di denuncia, come l’opera “Manette” del 1989, in cui non si capisce quale sia il polso del criminale e quello del poliziotto: “Il problema è questo rapporto che abbiamo umanamente e fisicamente con il diverso, con colui che crea problematiche, abbiamo un problema razziale. Io trovo che non siamo divisi in bianchi e neri, africani ed europei, alla fine siamo divisi in ricchi e poveri, è questa la più grossa discriminazione razziale che esista: la differenza economica”.
Oliviero Toscani a Stato dell’Arte: “Wharol? Rispecchiava la luce degli altri e la rendeva interessante”
Fotografia Stato dell’Arte Oliviero Toscani ha ritratto spesso il grande artista Andy Warhol, con cui aveva anche un rapporto personale di amicizia: “Lo conoscevo da prima degli anni Settanta, era un marziano, era venuto da un altro pianeta. Ho avuto la fortuna di frequentare e di essere al posto giusto, al momento giusto, perché ero curioso. Era una persona molto disponibile e cercava sempre quella parola…”drella”, c’è anche un disco di Lou Reed, è la palla fatta di cristalli e specchietti che gira nelle discoteche e rispecchia la luce. Poteva essere il soprannome di Warhol, rispecchiava la luce e la creatività di altri però ne faceva qualcosa di interessante. Ci accomunava l’ingenuità, non so, era molto simpatico, alla mano, non diceva mai no. La sua risposta era sempre “oh yes!”.