Taglio del cuneo fiscale da rendere strutturale e da applicare anche alla tredicesima mensilità del 2023: si infittisce il dibattito sullo sconto contributivo uscito dal decreto “Lavoro” di ieri, 1° maggio 2023, ma si fanno anche i primi conti di quanto verrebbe a costare una misura prolungata oltre la busta paga di dicembre e a copertura di tutto il 2024. Sulle cifre il governo guidato da Giorgia Meloni sta cercando di ragionare, anche sulle ipotesi trapelate nelle ultime ore. In primo luogo perché la replica della misura del taglio del cuneo fiscale nel prossimo anno comporterebbe un costo di oltre dieci miliardi di euro. Di tutt’altra natura sono i conti dei lavoratori dipendenti: lo sconto contributivo ulteriore uscito dal decreto aumenta quello già in vigore nel 2023 di 6 o 7 punti percentuali a seconda dei redditi annuali. Ma quanto rimane in busta paga?
Taglio cuneo sconto contributivo, ecco di quanto aumenteranno gli stipendi dei lavoratori dipendenti nel 2023
Si accende il dibattito tra maggioranza e opposizione sul taglio del cuneo fiscale, la misura di sconto contributivo per far aumentare gli stipendi dei lavoratori dipendenti adottata nel decreto “Lavoro” del 1° maggio. Le questioni al vaglio sono più di una. Intanto si cercherebbe di rendere strutturale il bonus contributivo per il quale il governo ha raddoppiato o, addirittura, triplicato le percentuali applicate ai redditi da lavoro alle dipendenze fino a 35mila euro lordi.
Chi, con la legge di Bilancio 2023, beneficia di un taglio sui contributi a proprio carico di 3 punti percentuali (i redditi lordi fino a 25mila euro), nelle buste paga da luglio a dicembre otterrà un ulteriore bonus di 7 punti percentuali. Un punto in meno, del 6 per cento, spetta invece a chi guadagna da 25mila a 35mila euro, ma con il 2% della Manovra 2023 si riescono a tagliare i contributi in misura maggiore rispetto a chi fruisce di una percentuale più alta. In ogni modo, gli aumenti lordi in busta paga per entrambe le platee reddituali si attesta tra gli 80 e i 100 euro al mese.
Taglio cuneo sconto sui contributi in busta paga, la misura sarà replicata anche nel 2024?
Giorgia Meloni rivendica il taglio delle tasse come l’intervento fiscale più importante degli ultimi decenni. Ma per prorogare lo sconto contributivo a tutto il 2024 servono oltre 10 miliardi di euro. Somma che sarà difficile da reperire e per la cui proroga non basteranno i risparmi che il governo conta di ottenere dalla cancellazione del reddito di cittadinanza. Ma, per evitare che i lavoratori dipendenti a gennaio si ritrovino con una busta paga più leggera di quella dei precedenti sei mesi, le indicazioni sul rinnovo 2024 potrebbero arrivare dalla Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza (Nadef) del prossimo autunno.
Dal documento si capiranno i margini per la Manovra 2024 e la conferma del taglio del cuneo fiscale anche per il prossimo anno. Questione politica non da poco, è quella delle elezioni europee del prossimo anno che farebbe vacillare la scelta sulla proroga. Resta assai improbabile che i lavoratori dipendenti si ritrovino a gennaio con un netto nel cedolino più basso del 2023. Da questo punto di vista, il Bonus Renzi ha fatto da apripista a misure fiscali per le quali è difficile tornare indietro.
Tredicesima 2023, sconti sulle tasse e fringe benefit strutturali: ultime novità
Un altro intervento a favore del taglio delle tasse è stato annunciato oggi dal viceministro dell’Economia, Maurizio Leo. In audizione davanti alle Commissioni Finanze riunite, di Camera e Senato, il viceministro ha detto che il governo è a lavoro per abbassare la tassazione sulla tredicesima mensilità di dicembre 2023. Il taglio delle tasse sulla tredicesima mensilità si configurerebbe come uno sconto sulle imposte per consentire agli italiani di avere più soldi in vista delle festività di fine anno. C’è già una delega su questo provvedimento: il ministero dell’Economia studierà, nel frattempo, come intervenire. Infine, il governo è a lavoro per rendere strutturare l’aumento del tetto del fringe benefit di 3.000 euro per i lavoratori con figli: il decreto “Lavoro”, infatti, ha aumentato questa soglia solo fino alla fine dell’anno.