Ieri, 1 maggio, il Consiglio dei ministri ha approvato il nuovo decreto Lavoro. Tra gli interventi spiccano il taglio di quattro punti del cuneo fiscale e l’annunciata riforma del discusso Reddito di cittadinanza. Il decreto allenta poi la stretta vigente sui contratti a termine con misure che permettono di rinnovare e prorogare oltre i 12 mesi i contratti di lavoro a tempo determinato. Mentre la premier Meloni si dichiara orgogliosa e parla del “più grande taglio alle tasse degli ultimi decenni” le opposizioni e i sindacati insorgono annunciando battaglia nelle piazze.
Decreto lavoro, Castellone (M5S): “La linea del Governo sul lavoro ipoteca il futuro del Paese”
La redazione di TAG24 ha raggiunto la vicepresidente del Senato Mariolina Castellone per commentare il contenuto del decreto lavoro varato ieri, 1 maggio, dal Cdm.
Senatrice Castellone, come giudica la decisione della premier Meloni di varare il decreto sul lavoro proprio il 1 maggio?
“A mio giudizio è stata una scelta di marketing che ha avuto l’effetto di trasformare una festa che dovrebbe unire in un momento di divisione. Si dovrebbe parlare, più che di decreto Lavoro, di decreto Precariato. Con l’ampliamento dell’utilizzo dei voucher e dei contratti a tempo determinato si ottiene infatti il risultato di penalizzare ancora di più le categorie che oggi hanno contratti temporanei, soprattutto giovani e donne”.
Le decisioni prese dal Governo sui contratti a termine favoriranno il precariato solo per alcune categorie, come quella turistica ad esempio, o impatteranno su tutti i settori?
“Sicuramente favoriranno il precariato per la categoria turistica, ma è chiaro che se si decide di cancellare il decreto Dignità l’impatto sarà per tutti i lavoratori. Noi del Movimento 5 Stelle avevamo introdotto il decreto Dignità proprio per stabilizzare i contratti, con effetti evidenti. Nel 2019 si era arrivati infatti a produrre più di 600mila contratti a tempo indeterminato. Al contrario, quando il decreto è stato congelato durante la pandemia, si è raggiunto il numero più alto di sempre di contratti precari che oggi sono più di 3milioni. Per questo ci opponiamo alla linea del Governo. Il Movimento 5 Stelle si è sempre battuto per contrastare il lavoro senza tutele.
Cosa manca, secondo Lei, nel decreto Lavoro?
Il decreto lavoro non parla di quello che è il principale problema del nostro mercato del lavoro, ovvero i contratti da fame. Il Governo rifiuta inoltre il salario minimo, che dovrebbe invece essere una priorità visto che in Italia negli ultimi trent’anni i salari si sono continuamente ridotti. Oggi noi abbiamo un’inflazione all’8% che non permette alle persone di vivere in maniera dignitosa, con più di 4milioni e mezzo di lavoratori incastrati nella trappola della povertà”.
La premier Meloni si oppone al salario minimo perché, a suo giudizio, questo spingerebbe la contrattazione al ribasso. Lei intravede questo rischio?
“Non sono assolutamente d’accordo. In Italia oggi c’è una vera e propria giungla contrattuale con oltre 900 contratti registrati. Tra questi alcuni sono da ripensare da capo: penso alla vigilanza privata, il cui contratto nazionale non arriva neanche a 5 euro lordi l’ora. Il salario minimo serve invece a stabilire un limite di retribuzione oltre il quale non si può scendere”.
Cosa pensa della decisione del Governo di modificare fortemente il reddito di cittadinanza?
“Nel momento in cui l’Europa dice a tutti i suoi Paesi membri di individuare misure di sostegno per le persone in difficoltà l’Italia va in senso opposto. Il Governo ha infatti deciso di colpire l’unica misura che aveva lo scopo di contrastare la povertà anziché potenziare tutta la rete dei centri per l’impiego dove avviene l’incrocio tra domanda e offerta di lavoro.
Pensiamo poi alla distinzione fatta dal Governo tra lavoratori occupabili e non occupabili basata sulla presenza o meno di minori o anziani a carico del nucleo familiare. Non è un criterio oggettivo: è come dire che un padre di famiglia con minori a carico non è occupabile mentre un 50enne non formato lo è. Come si fa a introdurre una persona sul mercato senza alcun tipo di formazione? Proprio il tema della formazione, peraltro, sembrava una priorità di questo Governo. Ad oggi però nulla è stato fatto. Il risultato è che da agosto in poi 300mila famiglie saranno abbandonate alla povertà per una pura battaglia ideologica”.
Cosa ne pensa della scelta di annullare il sussidio al lavoratore dopo il rifiuto della prima offerta congrua?
“L’ offerta congrua è il vero punto: di che lavoro parliamo? A quale retribuzione? Noi avevamo messo dei paletti che prevedevano che il lavoro offerto fosse dignitoso e retribuito in modo adeguato. Si tratta di un principio sancito dalla Costituzione che dice chiaramente come il lavoratore abbia diritto a una retribuzione dignitosa per il suo sostentamento e per quello della famiglia. Per non parlare del diritto alla conciliazione tra la vita personale e quella lavorativa. Come può essere congruo un lavoro a centinaia di chilometri da casa?“
Sono passati sette mesi dalla nascita di questo Governo. Come giudica tutte le decisioni prese fino ad ora in tema di lavoro?
“Io penso che questo Governo stia andando avanti a suon di slogan e propaganda senza però dare risposte ai problemi del Paese. In questi mesi abbiamo visto un accanimento insensato contro le persone più deboli. I fondi per i pensionati sono stati tagliati nella Legge di bilancio e nel Def. Idem le risorse per la scuola pubblica e la sanità, che andavano potenziate e non ridotte. A questo si aggiunge la lotta ideologica contro il Reddito di cittadinanza e l’apertura al precariato selvaggio: ecco la linea del Governo”.
Giuseppe Conte ha detto che il governo Meloni punisce la povertà come se fosse una colpa. È d’accordo?
“È proprio così, assolutamente. La povertà oggi sta diventando ereditaria, chi nasce in questa condizione non riesce spesso a uscirne. Quando si parla di povertà molti pensano che questa condizione riguardi in misura maggiore le persone più anziane. Ebbene, nei cinque milioni e mezzo di italiani che vivono in povertà assoluta il 15% sono minori e il 5% over 65. Questo significa che un bambino o un ragazzo che si trova in queste condizioni avrà meno opportunità di realizzarsi e di mettere a frutto il suo talento. Ecco perché accanirsi contro la povertà, come sta facendo il Governo Meloni, significa ipotecare il futuro del Paese“.