Il blogger e giornalista Mario Adinolfi è intervenuto ai microfoni di Radio Manà Sport per parlare della sua attività ai tavoli da poker e sull’imminente impegno allo European Poker Tour di Sanremo. Ovviamente è stato obbligatorio cominciare dall’evento che gli ha dato la notorietà, ovvero il tavolo finale del World Poker Tour a Venezia nel maggio del 2009. “Dopo quel risultato il poker è diventato qualcosa di importante – ha detto Adinolfi – ho avuto la fortuna di giocare non solo quel tavolo finale ma di essere l’unico italiano insieme ad Alessio Isaia a giocare per due volte un evento del genere, arrivando al final table anche lo scorso marzo a Vienna. Quando incassi cifre importanti questo tipo di attività diventa interessante”. Come ti sei avvicinato a questo sport? “Il primo approccio è stato sulla rete – ha ripreso Adinolfi – oltre alla mia attività di blogger frequento tanto il web. Il primo incontro fu quello con il poker online. Intorno al 2007 è arrivata la scoperta del poker live ed ho cominciato a giocare nei circoli. Dopodichè sono arrivati i circuiti internazionali. Ho avuto la fortuna di fare il final table a Venezia che mi è valso la sponsorizzazione”. Ormai ci sono delle vere e proprie scuderie di pokeristi, quasi come nel calcio: “C’è un piccolo poker-mercato e sono stato considerato come uno di quei giocatori sui quali vale la pena investire”. Un consiglio ai giovani che si stanno avvicinando a questa disciplina? “La prima cosa è giocare in bankroll, giocare sempre il minimo di quello che si ha nelle proprie tasche. Non vale la pena spendere di più per ciò che è un gioco. Se poi si trova un talento che ha la capacità di crescere allora dovrà studiare ed applicarsi molto, fare esperienza al tavolo utilizzando l’on line per migliorare. Il salto nel poker live è però necessario perchè è l’unico luogo dove si può trovare la gloria”. Adinolfi ha poi parlato delle caratteristiche necessarie per comportarsi bene durante un torneo: “Bisogna cercare di approfondire prima le proprie caratteristiche di resistenza e di pazienza – ha raccomandato Adinolfi – ad esempio a Vienna ho dovuto giocare 70 ore. In televisione si ha un’idea edulcorata del poker ma assicuro che arrivare ad un final table è un’odissea. Ogni volta che ci sono arrivato mi sono alzato dal tavolo con una gastrite nervosa perché bisogna sempre essere concentrati. È una grandissima disciplina mentale ed è per questo che mi interessa molto”. Inevitabile il commento sulla sua eliminazione a Venezia quando, in sei giocatori, Mario andò a sbattere con due donne contro due re. “Avevo la terza migliore mano di partenza in assoluto nel poker alla texana. Purtroppo ho trovato, in un tavolo a sei, la seconda migliore mano possibile, ovvero due re”. A marzo è arrivato il tavolo finale a Vienna: “E’ stata l’esperienza più importante della mia vita. Con 555 giocatori è stata la tappa più affollata del Wpt. Ho giocato il mio miglior poker di sempre. Ho superato un momento difficile in cui ho giocato, con nove giocatori rimasti, asso – asso contro re –re (ancora una volta, ndr). Al turn l’avversario ha preso il re ed io ho perso un piatto importante. Ho comunque recuperato il mind set, tenendo duro e superando quello scoglio. Il tavolo finale è stato difficile e sono stato card dead per almeno sette ore. Il quarto posto finale è stato più che dignitoso anche se punto sempre alla vittoria che spero possa arrivare già all’Ept di Sanremo che gioco tra due settimane”. Simpatica nota finale su Luca Pagano, un personaggio che ha contribuito in maniera determinante alla diffusione del poker alla texana in Italia:  “Luca è bravissimo, uno dei più forti al mondo ed ha anche avuto tanta sfortuna in carriera. Siamo una decina di nomi noti a livello internazionale. Cerchiamo sempre di far fare bella figura all’Italia”.

Matteo Torrioli