Il padre dell’intelligenza artificiale ha un nome e un cognome: Geoffrey Hinton, 75 anni, scienziato informatico, colonna portante del team Google. Almeno fino ad ora. Hinton ha infatti deciso di lasciare il suo ruolo nella famosa azienda tecnologica per poter affrontare liberamente il tema dei pericoli legati all’uso dell’intelligenza artificiale. L’informatico punta il dito contro la sua stessa creatura, quindi, accusandola di essere prossima a sfuggire di mano. Hinton afferma infatti che, «per quanto ne so», l’AI non è ancora più intelligente di noi, ma presto potrebbe diventarlo.
La posizione presa da Hinton ha solleticato i timori dell’Unione Europea, che ammonisce sulla necessità di individuare al più presto norme adatte a regolare l’uso dell’intelligenza artificiale. Ad esprimersi in particolare è stato Paolo Gentiloni, commissario Ue per l’Economia, che in un tweet scrive:
Le dimissioni di Geoffrey Hinton da Google rilanciano la discussione sull’intelligenza artificiale. Grandi potenzialità, ad esempio per la salute. Ma anche rischi. L’Europa lavora per regole del gioco efficaci.
Il lavoro di Geoffrey Hinton
Furono gli studi avanguardisti di Hinton a dare un potente impulso alla creazione di nuova tecnologia intelligente. L’informatico, già psicologo cognitivo, ha infatti speso molta della sua ricerca sulle reti neurali, individuando le strutture e i meccanismi che sarebbero poi stati trasferiti all’intelligenza artificiale. La tecnologia dunque ci ha copiati, in un certo senso, e ora rischia di superarci nel nostro stesso campo.
Dopo un decennio di lavoro presso Google e innumerevoli sforzi dedicati allo sviluppo delle nuove tecnologie, Hinton si guarda indietro con qualche rimorso e davanti, verso il futuro, con più di una preoccupazione.
Mi consolo con la solita scusa: se non l’avessi fatto io, l’avrebbe fatto qualcun altro
ha affermato, ribadendo poi la sua scelta di ritirarsi dalle scende del progresso artificiale per mettere in guardia proprio sui possibili danni del suo avanzamento incontrollato.
L’intelligenza artificiale pericolosa: ci supererà?
Rimasta orfana di uno dei suoi padrini, l’intelligenza artificiale si ritrova ora tutti gli occhi puntati addosso, incriminata per rappresentare un concorrente troppo competitivo della specie umana. Basti pensare al famoso e ormai di nuovo disponibile in Italia ChatGPT: il ChatBot è capace di comporre articoli, codici informatici, rispondere a domande di vario tipo, tutto in pochi secondi. Secondo lo stesso Hinton questa tecnologia arriverà presto a surclassare la quantità di informazioni di un cervello umano. L’informatico e psicologo britannico-canadese riversa tutte le sue preoccupazioni in un’intervista alla BBC, durante la quale afferma senza mezzi termini:
In questo momento, quello che stiamo vedendo è che cose come GPT-4 oscurano una persona nella quantità di conoscenza generale che ha e la oscura di gran lunga. In termini di ragionamento, non è così buono, ma un semplice ragionamento lo fa già. E dato il ritmo dei progressi, ci aspettiamo che le cose migliorino abbastanza velocemente. Quindi dobbiamo preoccuparcene.
Hinton, in qualche senso, sembra quindi appoggiare anche la previsione di Musk sulla AI che potrebbe diventare troppo evoluta tanto da renderla pericolosa da gestire.
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