Si chiamava Jonathan Sugarman e aveva 69 anni l’alpinista americano morto durante una spedizione sull’Everest. L’uomo è deceduto presso il Campo 2, da dove erano partite notizie di un suo malore. L’informazione arriva dall’agenzia Pasang Tshering Sherpa di Beyul Adventure, che si occupa delle escursioni verso la vetta più alta del mondo.

Il tragico evento si è consumato il 2 maggio, nel pieno di una delle scalate di Sugarman, habitué del mondo dell’alpinismo. In un avviso di Beyul Adventure, partner locale dell’agenzia International Mountain Guides con sede negli Stati Uniti, si legge che

L’uomo non si sentiva bene ed è morto al Campo 2. Sono in corso sforzi per riportare indietro il suo corpo

Le condizioni meteo precarie stanno rendendo più complesse le missioni di recupero. La morte di Sugarman si aggiunge a un già triste bilancio di vittime, rimaste intrappolate nella morsa glaciale dell’impietoso Everest.

Chi era l’alpinista morto sull’Everest

Laureato ad Harvard, ex professore clinico presso i dipartimenti di medicina familiare ed epidemiologia dell’Università di Washington, presidente e CEO di Qualis Health. L’alpinista 69enne era tutt’altro che nuovo a esperienze estreme: il suo curriculum da scalatore conta imprese impressionanti come la vetta del vulcano Cotopaxi in Ecuador e missioni presso i monti Cayambe e Chimborazo. Nel 2022 Sugarman si era già confortato con il gigante che oggi gli ha strappato la vita e che in quell’occasione lo aveva costretto ad abbandonare la sua ascesa al Campo 3 mente scalava le vette di Lobuche e Island.

In un’intervista, Sugarman ha spiegato l’origine della sua storia d’amore con l’alpinismo:

Ho cominciato ad arrampicare quando ero al college, ma ho mollato subito quando mi sono reso conto di avere certi atteggiamenti che avevano causato la morte di altri alpinisti. Quando avevo 50 anni il coinquilino del college mi ha proposto una scalata del Kilimanjaro. All’inizio ero titubante, ma poi mia figlia mi ha chiesto se potesse venire anche lei e questo mi ha convito. Da quel momento ho preso qualche corso di alpinismo e ho ricominciato a scalare

La preparazione dell’alpinista americano, purtroppo, non è bastata a salvargli la vita.

Sempre più alpinisti morti sull’Everest

Il monte più alto del mondo attira da tempo un gran numero di appassionati che, approfittando dei servizi sherpa, approcciano la scalata con sempre maggiore frequenza. La morte di Sugarman ci ricorda però quanto pericolosa e indomita sia la natura glaciale dell’Everest. Le missioni alpiniste sul monte infatti mietono ogni anno diverse vittime. In questa stagione primaverile sono già tre i corpi restituiti dalla montagna: oltre alla morte di Sugarman, si contano anche i decessi di tre alpinisti nepalesi, sorprese il mese scorso da una valanga lungo il percorso verso il Campo 1.