Le propose di pensione per gli invalidi dal 74% sono diverse. In senso stretto, esistono diverse formule previdenziali accessibili dai lavoratori con una disabilità confermata dalla Commissione ASL – INPS. Oltretutto, le misure previdenziali sono correlate al requisito anagrafico, contributivo e alla presenza di più condizioni.

In questo articolo, analizzeremo nel dettaglio le 4 misure che permettono la pensione con il 74% di invalidità.

Pensione con il 74% di invalidità, ecco chi esce con l’anticipo Ape sociale

L’anticipo pensionistico Ape sociale è una misura accessibile alle categorie di tutela.

Per questo, al trattamento che funge da scivolo alla pensione, si possono accodare i caregiver, invalidi civili dal 74%, disoccupati e lavoratori gravosi e usuranti.

L’erogazione dell’assegno Ape sociale è subordinato dalla presenza di altri requisiti.

In altre parole, non basta raggiungere l’età anagrafica e l’anzianità contributiva per ottenere il rilascio del trattamento.

Infatti, nel caso degli invalidi civili con una percentuale di disabilità certificata nella misura dal 74% ottengono l’assegno, se perfezionati 63 anni e 30 anni di contributi.

Le genitrici possono ottenere fino a due anni di riduzione sul requisito contributivo, ovvero un anno per ogni figlio. Tuttavia, lo sconto massimo rilasciabile corrisponde a due anni, ovvero per due figli.

L’INPS per questa tipologia di trattamento eroga un beneficio economico fino a un massimo di 1.500 euro mensili.

La prestazione non è soggetta a rivalutazione e non prevede la reversibilità del trattamento. E, ancora, non prevede la tredicesima mensilità.

Il trattamento sarà integrato con la pensione ordinaria.

Pensione donna, Opzione donna con il 74% di invalidità

Per il 2023 è arrivata la riforma della pensione donna. In breve la nuova Opzione donna prevede la pensione anticipata alle lavoratrici che rientrano in più requisti e condizioni. Innanzitutto, ottengono la prestazione, chi perfeziona 60 anni di età con 35 anni di contributi.

Per ora, possono accedere al trattamento le lavoratrici che rientrano nel profilo di tutela, come: invalidità civile dal 74%, caregiver e le lavoratrici licenziate per le quali è presente un confronto per la gestione della crisi aziendale.

Quota 41 precoci: invalidità dal 74%

La pensione anticipata precoci Quota 41 contiene diversi elementi. Sicuramente, la possibilità di collocarsi in quiescenza a prescindere dall’età anagrafica è uno degli elementi significativi di questa misura. Tuttavia, c’è da dire che esistono più paletti da rispettare, prima di poter ottenere l’accesso alla prestazione previdenziale.

Innanzitutto, la misura prevede il possesso di un anno di contribuzione maturata prima dei 19 anni di età. Se, il richiedente possiede questo requisito indispensabile, può confrontarsi con le altre condizioni previste dalla normativa per Quota 41.

Il legislatore nel formulare la pensione anticipata precoci ha previsto anche un’anzianità contributiva registrata prima del 1996, oltre a un montante contributivo di almeno 41 anni, di cui 35 anni effettivi.

Possono accedere al trattamento diverse categorie di tutela, tra cui: disoccupati, caregiver, invalidi civile dal 74%, lavoratori usuranti e gravosi.

Al momento, i lavoratori che intendono avvalersi di questa formula previdenziale per il pensionamento, devono presentare la richiesta per il diritto alla pensione entro il 30 novembre 2023. Si tratta di un’istanza tardiva condizionata dalla presenza delle risorse.

Assegno ordinario con il 74% di invalidità

Per il diritto all’assegno ordinario occorre una percentuale di invalidità nella misura dal 74%.

In ogni caso, per il rilascio dell’assegno occorre un’invalidità “specifica” certificata dalla Commissione ASL – INPS, riferita alla ridotta capacità lavorativa.

La prestazione previdenziale richiede un’anzianità contributiva minima di 5 anni, di cui 3 registrati negli ultimi 5 anni.

Il legislatore per questa formula previdenziale ha previsto la comulabilità da reddito da lavoro. Tuttavia, la presenza del reddito potrebbe portare in riduzione l’importo dell’assegno, condizionato dallo scaglione di reddito di riferimento.

Basti pensare, che in presenza di un reddito più alto di 4 volte il trattamento minimo viene ridotto l’importo dell’assegno nella misura del 25%.