I controlli del fisco sul conto corrente non finiscono mai. Non sono giorni facili per i cittadini italiani, l’occhio dell’Amministrazione finanziaria è spalancato alla ricerca delle presunte operazioni “illecite”. Sforando il target del prelievo o versamento sul conto corrente, si rischia di dover giustificare la transazione di denaro.

La prima, amara lezione arriva dalle regole poste per contrastare l’evasione fiscale e il riciclaggio di denaro, che troppo spesso, cozzano contro la quotidianità dei cittadini.

Al giorno d’oggi, però, nell’ordinamento italiano non è presente una legge che determini in modo chiaro l’individuazione della soglia per le operazioni di prelievo o versamenti. Potrebbe sembrare anche normale, se non fosse, per la presenza dei rischi correlati a movimenti di determinate cifre e alle possibili conseguenze fiscali, amministrative e penali.

In questo articolo, cercheremo di fare chiarezza sui limiti su prelievi e versamenti sul conto corrente previsti dalla normativa.

Conto corrente, l’anomalia che controlla il fisco: chi sono i contribuenti a rischio?

L’ombra del controllo sul conto corrente parte dalla banca. Ora, gli istituti di credito facenti le funzioni di operatori finanziari, sono vincolati alle prime verifiche sui prelievi e versamenti.

Più precisamente, sono obbligati a individuare l’anomalia presente nelle transazioni di denaro. Un dato che dovrà essere trasmesso all’Unità di Informazione Finanziaria (Uif). In sostanza, dalla banca parte la prima segnalazione di operazione sospetta – Sos.

Attenzione, perché non tutto finisce nella giostra delle segnalazioni. Il vero problema è, la presenza di movimenti di entrata e uscita dal proprio conto corrente con un valore di oltre 10.000 euro mensili.

L’istituto di credito deve segnalare la posizione alla Uif, entro il giorno 15 del mese successivo a quello rapportato all’operazione.

 Quanto si può versare in contanti senza segnalazione 2023?

Con decorrenza dal 1° gennaio 2023 il limite fissato nella Legge di Bilancio per l’utilizzo di denaro contante è passato da 2.000 a 5.000 euro.

Più precisamente, è stato fissato il limite per l’uso del contante, ma nella norma non esiste un limite sui versamenti e prelievi sul conto corrente.

Ciò che va detto però, per quanto riguarda la segnalazione operata dall’istituto di credito, sono le conseguenze che in tanti ignorano. Infatti, dalla segnalazione l’Uif avvia un protocollo investigativo che coordina e organizza diversi Enti, tra cui:

  • Direzione Investigativa Antimafia (DIA);
  • Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza;
  • Servizi antidroga e antiterrorismo delle forze di Polizia. 

In sostanza, se dall’indagini emergono dei fatti nuovi sullo sforamento del versamento oltre 10.000 euro, il fascicolo viene posto all’attenzione della Procura della Repubblica. Solo in questo caso, viene predisposto un procedimento penale per presunta provenienza di denaro illecito.

 Prelievi e versament sul conto corrente: l’anomalia che allerta il fisco

Si è affermato, sopra, che la segnalazione parte dalla banca sulle anomalie dei movimenti in entrata o uscita sul conto corrente registrati su un valore pieno di oltre 10.000 euro. Dunque, se viene superato tale valore.

È necessario, pertanto, capire che l’Agenzia delle Entrate in questo contesto (e in più circostanze), si avvale dell’anagrafe dei conti correnti e il registro dei rapporti finanziari. In sostanza, come spiegato dalla leggepertutti.it, vengono monitorati i movimenti in entrate e uscita dei contribuenti, sia in ambito bancario che postale.

Una situazione che implica un riscontro continuo tra l’andamento dei conti e la dichiarazione dei redditi, per l’individuazione delle “anomalie” che portano alla presunta rilevazione di denaro in nero.

Per il contribuente, non c’è altra via che provare la legittimità del denaro, ovvero somme già tassate alla fonte o esentasse.

Comunque, il reato di evasione fiscale scatta con importo molto alti. Oltretutto, si tratta di cifre previste dalla normativa vigente, non uguale per tutti i reati, ma mutabili in base alla tipologia di illecito contestato.

Per dovizia di informazione, in presenza di dichiarazione infedele il reato di “Riciclaggio da evasione fiscale” prevede una pena detentiva da 4 a 12 anni. In presenza di un danno erariale del valore più alto di 100mila euro su base annua, così come disposto dall’ex articolo 4 del d.lgs n.74/2000.

Infine, l’accertamento fiscale scatta anche in presenza di importi non ingenti e può riguardare anche sanzioni tributarie di natura amministrativa.