Più di cento persone si sono presentate ieri alla commemorazione organizzata presso l’Università di Pisa per rendere omaggio alla psichiatra uccisa da un ex paziente lo scorso 21 aprile. Tra loro, anche le figlie della donna che, ancora straziate dall’accaduto, a un giorno dai funerali in cui le hanno dato l’ultimo saluto, hanno deciso di ricordarla con le loro parole in forma pubblica.
Psichiatra uccisa commemoriazione: le commoventi parole delle figlie
La mia mamma era azione, era passione, mi ha sempre insegnato che ci sono cose su cui non abbiamo controllo ma anche a individuare un piccolo aspetto su cui possiamo avere margine d’azione. Ho cercato in ogni modo di trovare un pensiero per andare avanti. Non trovavo niente che mi desse pace, poi ho capito che sei un’eroina e che avevi una risposta per tutto,
sono state le commoventi parole con cui una delle due figlie di Barbara Capovani – la psichiatra morta lo scorso aprile in seguito all’aggressione da parte di un ex paziente, Gianluca Paul Seung – ha deciso di ricordare la madre nel giorno della commemorazione organizzata presso l’Ateneo di Pisa.
Mia madre ha passato la vita ad aiutare gli altri, ha dato un pezzetto di puzzle a ognuno di noi ogni volta che è stato necessario. Ognuno di noi che l’ha avuta accanto a sé ha ricevuto questo pezzetto e così tutti insieme formiamo il puzzle. Anche se servono centinaia e centinaia di pezzetti per formare Barbara Capovani, ma insieme possiamo ed è l’unico modo per averla con noi e portare avanti quello che ci ha trasmesso. Saremo lei ogni volta che non avremo paura, che lotteremo per ciò che è giusto e proteggeremo chi è in difficoltà, che daremo la vita, ogni volta che ci fermeremo ad accarezzare per strada i cani sconosciuti. Ho avuto la fortuna di essere cresciuta da un supereroe, i veri eroi non muoiono mai ma rimangono per sempre,
ha aggiunto, rivolgendosi al pubblico. Dopo di lei è intervenuta anche la figlia minore della vittima che, trattenendo a stento le lacrime, ha detto: “Un mostro ti ha portata via. Per noi avresti fatto di tutto, non è giusto che sia capitato a te”. Le ha fatto eco il compagno, Michele Bellandi, ricordando il suo altruismo e la sua determinazione: le qualità che, nel tempo, le avevano permesso di realizzare il suo grande sogno di diventare una psichiatra e aiutare gli altri. Il lavoro che, alla fine, l’avrebbe tradita.
La ricostruzione dei fatti
Barbara Capovani è morta, a fine aprile scorso, a causa delle gravi ferite riportate in seguito all’aggressione da parte di un ex paziente, il 35enne Gianluca Paul Seung. Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, l’uomo l’avrebbe aspettata all’uscita dell’ospedale di Pisa, dove la donna lavorava come psichiatra; poi, mentre lei si avviava verso la sua bicicletta per tornare a casa, l’avrebbe aggredita. Un gesto che aveva pianificato nei minimi dettagli, compiendo anche dei sopralluoghi. Più volte avrebbe anche minacciato la sua vittima. Per questo il reato contestatogli è di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione.
Si trova ora nel centro clinico del carcere Don Bosco di Pisa e, per ora, si è avvalso della facoltà di non rispondere. A suo carico ci sono gravi indizi di colpevolezza; del resto l’aggressione alla psichiatra non è stata altro che l’ultima di una lunga serie. Per questo ci si chiede se si sarebbe potuto fermarlo, in qualche modo. “Avrei preferito fosse successo a me. So che conta poco, ma posso solo chiedere perdono da parte mia”, ha fatto sapere, negli scorsi giorni, la madre, mostrando vicinanza alla sua famiglia della vittima per le azioni del figlio.