Come ormai noto da diverso tempo, il reddito di cittadinanza (rdc) è ai titoli di coda: al suo posto arriverà l’assegno di inclusione, una misura tripartita e dalle maglie più serrate che sarà ufficialmente in vigore dal primo gennaio 2024. Tuttavia, il taglio dei sussidi sarà operativo già a partire dal secondo semestre del 2023, dunque dal prossimo luglio, l’ultima “ricarica” è invece prevista per il corrente mese di aprile. Secondo le prime stime, almeno 200mila persone perderanno il sussidio introdotto nel 2018 dai pentastellati.

Sulla questione si è dibattuto molto in sede politica e istituzionale, e lo si farà anche questa sera a Palazzo Chigi durante la riunione tra Giorgia Meloni e i sindacati. Landini, segretario Cgil, interrogato in merito ha dichiarato che la decisione di tagliarlo costituisce atto di pura follia.

Uno studio commissionato dal portale Affaritaliani.it ha sondato il terreno nel sentimento popolare, indagando l’opinione dei destinatari materiali del provvedimento. Ebbene, dai risultati della ricerca è emerso che per il 63% del campione è corretto applicare una stretta sui requisiti di accesso al futuro reddito di inclusione.

Rdc e assegno di inclusione: domani l’ok al passaggio di testimone

Dal punto di vista geografico, i paladini del Rdc sono soprattutto al Mezzogiorno: qui la percentuale di gradimento verso l’assegno di inclusione scende al 53% e cala sotto la metà se si considerano gli elettori del Movimento 5 Stelle (al 52% contrari). C’è decisamente convergenza però sulla necessità di introdurre una misura a sostegno dei redditi più bassi (72% è d’accordo), così come l’opportunità di inserimento nei corsi di formazione (64% globale con picco dell’87% tra gli elettori della maggioranza).

A proposito di quest’ultimo punto, nella bozza del Decreto Lavoro che approda domani in Consiglio dei Ministri dovrebbe esserci il decadimento automatico dell’assegno in caso di rifiuto dell’occupazione proposta.

Sulla decisione assunta dall’attuale Esecutivo pesano anche i tanti “furbetti” scoperti negli ultimi anni, di cui le cronache locali documentano le spese poco “ortodosse”. L’obiettivo finale, dunque, è quello di garantire sostegno economico a chi ne ha realmente bisogno.