“Gli attacchi a Wojtyla sulla vicenda di Emanuela Orlandi sono una cretinata”. Così, lapidario, Francesco ha risposto ieri a una domanda di una giornalista polacca sull’aereo che lo portava in Ungheria. Poi, il papa si è immerso in questo difficile viaggio, sul cui sfondo domina la tragedia della guerra scatenata dalla Russia contro l’Ucraina, che ha una frontiera comune con l’Ungheria di 135 chilometri.

Papa Francesco, i significati del viaggio in Ungheria

Tornando a Budapest per la seconda volta dopo una visita lampo nel settembre del 2021 in occasione del Congresso eucaristico mondiale, e dopo aver incontrato in Vaticano il primo ministro ucraino Denys Shmyal, Francesco ha invocato subito “sforzi creativi di pace…pensando alla martoriata Ucraina” e senza nominare, ancora una volta, la Russia e il suo dittatore. Nel suo discorso alle autorità a Budapest, Francesco ha infatti affermato: ”In questa fase storica i pericoli sono tanti oggi, tanti; ma, mi chiedo, anche pensando alla martoriata Ucraina, dove sono gli sforzi creativi di pace? Dove stanno?”. Nel discorso a quattr’occhi con il premier Orban, sovranista e amico di Putin, il papa ha cercato di convincere il premier a intervenire per individuare una via di dialogo tra Mosca e Kiev, ribadendo la sua ferma intenzione di porsi come mediatore in vista di negoziati che, tuttavia, sembrano molto lontani. Un’impresa quasi disperata per papa Francesco, che ha esortato l’Europa, “memoria dell’umanità” e degli orrori della Storia, a “ritrovare la propria anima”, e a opporre “all’infantilismo bellico… il ruolo di unire i distanti, di non lasciare nessuno per sempre nemico”.

Bergoglio e Orban

In uno dei passaggi più forti, Bergoglio ha osservato con amarezza: ”La grande speranza rappresentata nel dopoguerra da Europa e Onu, sembra un bel ricordo del passato, come la multilateralità…Pare di assistere al triste tramonto del sogno corale di pace, mentre si fanno spazio i solisti della guerra e tornano a ruggire i nazionalismi”. La distanza di Bergoglio con Orban è molto grande, soprattutto in tema di immigrazione, ma Francesco ha bisogno della sua mediazione nel conflitto della Russia contro l’Ucraina. E anche per questo, il papa ha lodato le politiche ungheresi per la natalità e la famiglia, tornando a condannare “la cosiddetta cultura gender” e l’”insensato diritto all’aborto, che è sempre una tragica sconfitta”. Ma lo scoglio più grande nei rapporti con Orban, che si definisce conservatore e cristiano, rimane la questione della migrazione, in un Paese che ha chiuso frontiere ed eretto muri e barriere di filo spinato contro i migranti della rotta balcanica. Ma oggi si impone un chiarimento, giacché durante la crisi dei rifugiati, politici e giornalisti criticarono apertamente papa Francesco per aver sollecitato l’accoglienza dei richiedenti asilo. E proprio l’abbraccio con i profughi, soprattutto ucraini, ma anche provenienti dal Medio Oriente e dall’Africa, è stato il momento centrale di questo secondo giorno di visita in Ungheria. Molto importante anche l’incontro in Nunziatura con il metropolita Hilarion, l’ex ministro degli Esteri del patriarca Kirill, rimosso nel giugno del 2022 per aver espresso riserve sull’invasione russa dell’Ucraina, e da allora metropolita d’Ungheria. Un incontro di circa 20 minuti “dal tono cordiale”, riferisce la Sala stampa vaticana.

Raffaele Luise per la Rubrica VaticanoMondo del 29 aprile 2023