Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, affila gli artigli alla vigilia dell’incontro con Giorgia Meloni di domenica sera, prendendo di mira il taglio del reddito di cittadinanza. Il referente dei sindacati non ha mancato di sottolineare, insieme ai colleghi di Cisl e Uil (anch’essi presenti domani) l’assenza di comunicazione alla vigilia dell’approvazione del Decreto Lavoro in Consiglio dei Ministri, prevista lunedì primo maggio.

Se le notizie troveranno conferma, l’idea che si proceda al taglio del reddito di cittadinanza in questa fase storica mi sembra pura follia

Tuttavia, secondo il suo giudizio deve mutare radicalmente il paradigma rispetto al ramo occupazionale, dove i sussidi devono essere progressivamente sostituiti dagli investimenti. Landini non ha dubbi nell’identificare pozzi di ingente liquidità:

I soldi ci sono, basta andarli a prendere da chi ha fatto grandi profitti, da chi alimenta l’evasione fiscale. Basta trattare i lavoratori come bancomat

Il segretario non chiude dunque la porta al Governo a priori, ma è chiaro che le premesse non lasciano presagire grande spazio di manovra alla vigilia del voto preliminare di Palazzo Chigi.

Noi ci saremo domani sera insieme a Cisl e Uil. Il governo sa quali sono le nostre richieste, dopodiché valuteremo nei fatti ciò che sarà deciso. Noi agli incontri ci andiamo. È chiaro che essere convocati la domenica sera per un provvedimento che hanno già deciso e che faranno il lunedì mattina, non è quello che noi abbiamo chiesto da tempo.

Quindi, un recap di quello che Landini ha effettivamente chiesto al governo Meloni:

C’è un’emergenza salariale, bisogna aumentare i salari in modo molto consistente. Bisogna fare una vera riforma fiscale che colpisca la rendita finanziaria e la rendita immobiliare, che riduca la tassazione sul lavoro dipendente e bisogna contrastare la precarietà, cosa che mi pare il governo non stia facendo. Vogliamo un fisco giusto, più salari, una sanità pubblica degna di questo nome ed è il momento di dire basta alla precarietà, perché vogliamo che si smetta che i giovani del nostro Paese siano costretti ad andare all’estero e non possano rimanere qui ad utilizzare la loro intelligenza.

Landini non parla di assegno di inclusione, la misura che sostituirà il reddito di cittadinanza

Sempre Landini ha poi spostato il focus del discorso dal reddito di cittadinanza alla correlazione tra calo demografico e sistema pensionistico.

Il punto di appoggio per la riflessione è la ricerca realizzata dalla Fondazione Di Vittorio, organo associato alla Cgil. Secondo il report, nel 2043 (dunque tra vent’anni), la popolazione in età lavorativa (15-64 anni) scenderà di 6,9 milioni di persone rispetto ad oggi, rendendo la popolazione italiana sempre più vecchia. La tesi di fondo dell’analisi è che di fronte ai numeri non si può negare l’evidenza, pertanto servono interventi concreti anche sul versante immigrazione.

In parole povere, il saldo migratorio (gli arrivi nel nostro Paese) e il saldo naturale (differenza tra nascite e decessi) non si compenseranno a vicenda. Di conseguenza la popolazione decrescerà, con la domanda di lavoro che non potrà più soddisfare l’offerta dal punto di vista quantitativo. Tra le richieste avanzate alla presidenza del Consiglio, la Cgil chiede maggiore sostegno all’occupazione femminile, contrasto al lavoro precario e rilancio del welfare. Sul tema dell’immigrazione, il suggerimento è di considerarla un’opportunità e non una scocciatura.