Secondo giorno di lavori a Stoccolma per i ministri dell’Economia e delle Finanze dell’Ue, dove Giancarlo Giorgetti porterà avanti le richieste dell’Italia su Patto di Stabilità e Mes. Per l’esponente della Lega è stata una settimana abbastanza impegnativa, ma con esito alla fine positivo visto che il Def è stato approvato in Parlamento. Risultati che Giorgetti ha celebrato a mezzo stampa:
Dopo i turbamenti di giovedì è arrivata una giornata molto positiva, e l’economia italiana si rivela più in salute di quanto prevedevano tutti gli osservatori
Ai cronisti presenti in Svezia, il ministro ha dichiarato di aver avuto un bilaterale con il ministro delle Finanze tedesco Christian Lindner. Notizia significativa, dal momento che Germania e Italia si collocano su due piani diversi del tavolo. Il resoconto finale è che Giorgetti ha avanzato una controproposta sulla riforma del Patto di Stabilità, con cui l’Italia è chiamata a ripianare 15 miliardi di debiti nei prossimi quattro anni.
In breve, Palazzo Chigi ha chiesto di escludere le spese di investimento (e in particolar modo quelle del Pnrr) e quelle per sostenere la difesa ucraina nella guerra, fuori dal bilancio o quanto meno come voci particolari di spesa:
Non si può mettere un Paese di fronte alla prospettiva di scegliere se aiutare l’Ucraina o rompere le regole del Patto di stabilità. Mi sembra una cosa assurda.
Patto di Stabilità e Mes, stallo tra Ue e Italia a Stoccolma
Piuttosto statico invece il posizionamento rispetto al Meccanismo Europeo di Stabilità (Mes), che l’Italia continua non voler sottoscrivere:
Ci sono situazioni ancora in discussione su cui anche noi come Italia abbiamo le nostre richieste, per esempio l’Unione bancaria. Bisogna cominciare a discutere di tutto. Gli altri incontri della giornata saranno costruttivi e amichevoli. La mia controproposta è esattamente quella di considerare le spese di investimento.
Quest’ultima è a sua volta formata da due meccanismi: quello di Vigilanza e quello Unico di Risoluzione: è un’alternativa più gradita all’Italia. Sta di fatto che l’Europa continua a spronare il nostro Paese affinché chiuda il cerchio prima di passare alle successive discussioni. Lagarde ha parlato di “appello ricorrente” e di “impatto positivo”; Gentiloni, più alleato sul Piano di Ripresa e Resilienza, ha parlato di “impegno non in discussione”.
Il capo del Tesoro ritorna anche sul tema della rimodulazione del Pnrr, trattato con la metafora del “padre di famiglia”
I prestiti del Pnrr costano l’1-1,5% quindi conviene prenderli rispetto a quelli del Piano nazionale complementare, che hanno interessi al 5%. Se ho la possibilità di prendere dei prestiti in questo momento all’1% magari rivedendo, scambiando, dando priorità ai progetti, li prendo. Se devo prendere quelli al 5% da buon padre di famiglia e da buon ministro delle Finanze ci penso due volte.
Poi, sulla terza rata del Pnrr, Giorgetti ha chiosato in questa maniera:
È questione di ore, ma io penso che la situazione sia definita. Dalle informazioni che ho io la situazione è chiarita e quindi siamo assolutamente ottimisti.
Le prossime ore saranno quindi decisive per definire le diverse situazioni.