La stagione estiva è alle porte e le strutture ricettive dovrebbero essere già pronte ad accogliere i turisti, con tutte le posizioni lavorative – stagionali – coperte. Invece a quanto pare non è così. Molti datori di lavoro si lamentano di non riuscire a trovare ragazzi disposti a ‘qualche sacrificio’ pur di guadagnare qualcosa durante i mesi estivi. Giovanni Cafagna, presidente dell’Associazione Nazionale Lavoratori Stagionali, ha raccontato a Tag24 come vanno le cose nel settore. “La situazione non è proprio questa – spiega Cafagna – i giovani hanno voglia di lavorare eccome. Lo vedo io con i miei occhi. Vivo da diversi anni all’Isola d’Elba e l’estate qui tutti i giovani presenti si organizzano per tempo per trovare un impiego nei mesi estivi. Come finiscono le scuole cominciano a lavorare, tutti. Lo so bene perché ho una figlia di 17 anni che sta per finire il quarto anno delle scuole superiori e lei, con tutti i suoi compagni di classe, in estate saranno impegnati proprio con lavori stagionali”. Perché si dice allora che, soprattutto i ristoratori, non riescano a trovare personale?

Pres. ANLS Cafagna: “I giovani sono diminuiti numericamente come nascite, la voglia di lavorare è sempre la stessa”

Si parla spesso di stipendi mensili che si aggirano sui 1500 euro al mese, ma di annunci senza risposta. “Innanzi tutto c’è un elemento fondamentale di cui probabilmente non si tiene conto e a cui non si da peso. I ragazzi stanno numericamente e drasticamente diminuendo come numero nel nostro paese. Io posso portare ad esempio la realtà in cui vivo. Qui all’Elba su 30 mila abitanti i ragazzi nati e cresciuti qui ora sono 3 o 4 cento al massimo. Fino a trent’anni fa erano almeno il doppio. Negli ultimi decenni è stato stimato che le nascite sono diminuite di 400 mila unità su tutto il territorio nazionale, mancano giovani proprio a livello di numeri. Spesso nelle località estive i residenti non raggiungono un numero sufficiente a coprire tutto il settore”. E quindi le aziende dovrebbero assumere personale fuori sede. “Si ma dovrebbero garantire anche l’alloggio. E’ impensabile che per tre/quattro mesi di lavoro un giovane assunto magari per 1200-1500 euro lordi sia costretto a pagarsi anche una stanza o un appartamento. Soprattutto considerando che gli affitti stagionali nelle località turistiche superano spesso gli stipendi dei lavoratori”. Alcune strutture, tipo villaggi però li offrono. “Si nei villaggi si, poi bisognerebbe vedere le condizioni degli alloggi”. E poi porta ad esempio la sua esperienza. “Io e mia moglie siamo di Milano, 25 anni fa abbiamo deciso di lasciare tutto ed intraprendere la carriera di lavoratori stagionali, avevamo voglia di cambiare. Siamo venuti all’Elba e abbiamo trovato subito lavoro. Solo che poi ci siamo dovuti procurare un alloggio, fortunatamente avevamo una buona disponibilità economica e alla fine abbiamo potuto fare quello per cui eravamo partiti. Solo che consideri che per un alloggio stagionare abbiamo pagato 6000 euro. Ce lo siamo potuti permettere perché eravamo in due e comunque all’inizio avevamo una copertura economica. Poi abbiamo preso alloggi annuali, ma perché ci siamo trasferiti definitivamente altrimenti era impossibile vivere con lo stipendio stagionale e pagarci la casa”.

Cafagna, i datori di lavoro dovrebbero garantire l’alloggio ai fuori sede, in alcune località si stanno organizzando

In sostanza il presidente dell’associazione ritiene che “il datore di lavoro dovrebbe garantire l’alloggio ai lavoratori che vengono da fuori“. Ci racconta poi che in località molto organizzate, come Iesolo e Rimini, stanno cominciando a trovare delle soluzioni. “So che stanno cominciando a mettere a disposizione dei lavoratori hotel dismessi, ed è già una cosa che potrebbe funzionare, anche perché su tutto il territorio nazionale purtroppo ce ne sono molti ormai”. Certo il fatto che i giovani debbano essere pronti al sacrificio non toglie che alla fine dei mesi di lavoro abbiano il diritto di mettersi da parte anche qualche soldo, il gioco deve valere la candela. E questo meccanismo naturalmente non permette a persone più adulte di considerare una carriera del genere, il mestiere con cui vivere per una vita. “Io e mia moglie – racconta ancora Giovanni Carfagna – abbiamo cominciato tanti anni fa, ma poi io mi sono dovuto inventare un lavoro che funzionasse per tutto l’anno”. Certo tre o quattro stipendi all’anno non possono bastare. “Soprattutto perché è stata dimezzata la Naspi. Mentre fino a qualche anno fa erano coperti 6 mesi, ora ne copre solo tre. Vuol dire che il lavoratore lavora i mesi estivi e poi ha un sussidio per altri tre mesi. E il resto dell’anno?”. E’ un meccanismo che inevitabilmente riduce le presenze nel settore. E come risponderebbe a chi racconta di offrire un lavoro con uno stipendio alto ma nessuno si presenta? “Che bisogna fare attenzione a cosa potrebbero dire di offrire e a cosa invece poi concretizzano davvero”. Nel vostro settore c’è la piaga del lavoro nero più che in altri? “Io penso che la media sia la stessa degli altri settori. Più che altro, come avviene un po’ ovunque, può succedere che offrano contratti part-time e poi invece gli impiegati si ritrovano a lavorare il doppio delle ore pagate”.