L’ultima relazione consegnata da Confindustria parla di un buon stato di salute per l’economia italiana. Il centro studi di Confindustria ha parlato di “venti favorevoli sulla rotta dell’economia italiana nella prima parte del 2023”. Tutti gli addetti ai lavori, dopo la crescita dello 0,5% del Pil del primo trimestre, hanno confermato le attese. Allo stesso tempo però, si deve restare vigili su alcuni punti di allerta: si tratta della risalita dei tassi allo stop dei consumi delle famiglie che sono state messe in ginocchio a causa dell’inflazione. A questi si aggiungono anche gli investimenti degli italiani che si sono in qualche modo arenati.
La relazione di Confindustria sullo stato salute dell’economia italiana: i numeri del Pil, prezzi energetici e reddito delle famiglie
Ad oggi, con il Pil risalito, per quanto riguarda l’inflazione gli italiani stanno assistendo a una lenta discesa anche se resta alta rispetto alla media degli anni passati. I prezzi energetici che sono fissati a +10,8%, al momento sono più bassi dei costi alimentari che si trovano intorno al 13%. Negli ultimi quattro mesi del 2022, il reddito delle famiglie ha segnato un -3,7% e quindi si sente tutt’ora la difficoltà delle stesse che hanno visto scemare il loro potere d’acquisto.
Per quanto riguarda invece le imprese italiane, resta un andamento positivo la produzione delle industrie che vengono trascinate dai risultati del 2022. Alle aziende si lega anche il tema degli investimenti che secondo il CSC sono “indeboliti“ in questi primi mesi del 2023, dopo il +9,4% dello scorso anno. Sono tante le cause che hanno portato a questa frenata: tra tutti troviamo lo stop ai bonus edilizio e il maggior onore per gli interessi a carico delle imprese.
Nei dati raccolti da Confindustria, si legge nella nota quanto segue:
Non vi sono nei bilanci delle imprese italiane risorse facilmente utilizzabili per finanziare nuovi investimenti fissi. Può agire la crescita attesa per gli investimenti in fabbricati non residenziali e in macchinari e attrezzature legata alla spesa delle risorse previste dal PNRR e dagli altri fondi europei