Enrico Varriale rischia il processo dopo essere stato accusato per la seconda volta di stalking e lesioni. Già qualche tempo fa, il giornalista era stata chiamato in causa per lo stesso motivo, già a giudizio dopo la denuncia da parte dell’ex compagna. Oggi, un’altra donna avrebbe riferito di aver subito violenze. Secondo una prima ricostruzione, l’ex vicedirettore di Rai Sport avrebbe usato i telefoni dell’azienda per minacciare l’amante.

Enrico Varriale processo per il giornalista accusato di stalking

Enrico Varriale è a rischio processo dopo la seconda denuncia fatta da parte di un’altra donna che avrebbe testimoniato di essere stata stalkerizzata dal giornalista. L’udienza è stata fissata tra due settimane. E in tribunale sarà presente anche la diretta interessata che riporterà la sua esperienza. Si tratterrebbe della seconda vittima che avrebbe conosciuto il professionista soltanto dopo la fine della relazione con la prima denunciante.

Usava i telefoni Rai per minacciare l’amante

Il Corriere della Sera avrebbe riferito che il giornalista telefonava alla vittima usando il cellulare aziendale, contraffacendo la voce. La donna, però, avrebbe riconosciuto l’uomo immediatamente. Secondo quanto avrebbe raccontato l’amante, Enrico Varriale le avrebbe detto:

Morirai

Le chiamate risalirebbero al 19 dicembre 2021 intorno alle 13. Inoltre, secondo quanto si apprende dalla testimonianza, l’ex vicedirettore di Rai Sport avrebbe aggredito fisicamente la donna, dandole uno schiaffo così forte da buttarla a terra e farle sbattere la testa sul pavimento. La vittima avrebbe perso i sensi, sarebbe arrivata al Gemelli dove le sono stati prognosticati quattro giorni di riposo per un trauma cranico commotivo. Infine, mentre era intenta a chiamare il numero unico delle emergenze, sarebbe stata minacciata di nuovo con una frase:

Se mi denunci, ti ammazzo.

Nei giorni a seguire, poi, Varriale avrebbe tentato di chiamare la donna attraverso numeri anonimi o whatsapp, addirittura contattando i suoi figli e seguendoli sui social. L’amante si sarebbe spaventata ancora di più, così ha spiegato alla polizia:

Vivevo con le luci spente e non rispondevo al citofono per paura che lui mi controllasse.

Il giornalista si difende

Il pm avrebbe già sentito l’indagato, assistito dall’avvocato Fabio Lattanzi, che avrebbe rivelato dettagli che potrebbero smentire quando dichiarato dalle due donne. Infatti, già dopo le accuse fatte dall’ex compagna, Varriale avrebbe confessato di aver sbagliato ma avrebbe anche raccontato la sua versione dei fatti in un’intervista per La Repubblica. In particolare sofferma l’attenzione sul 6 agosto, giorno della vicenda.

Voglio dire due cose. La prima: non le ho mai messo le mani al collo. Al Gemelli le hanno fatto una prognosi, di cinque giorni. Un’abrasione alla base del collo, solo un’abrasione. La seconda cosa è che ci siamo colpiti tutti e due. Non l’ho picchiata. Non ho provato a strangolarla. È stato un litigio. Alla fine avevo l’occhio pesto, quello messo peggio ero io. Lo hanno visto diverse persone, anche nei giorni successivi. Ma io non mi sono fatto refertare. Una colluttazione non è meno grave. È comunque diverso. Io non ho mai picchiato una donna.

Ha poi spiegato che i due stavano litigando perché lei stava chattando mentre lui parlava e le avrebbe chiesto di smettere. Poi il giornalista le toglie il cellulare e la donna gli salta addosso. Ma Varriale non le avrebbe mai messo le mani alla gola. Ha aggiunto:

Sono cose che non devono capitare. Non mi sono controllato. Ma non sono un violento, non ho provato a strangolarla. Non sono uno stalker. Dal 6 agosto al 27 settembre, 43 messaggi. Eravamo abituati a scambiarcene trenta-quaranta al giorno. Se mi avesse detto ‘mi disturbi’ sarei sparito, ma lei non rispondeva né mi ha bloccato. Per altro in quei 40 giorni, 25 sono stato fuori Roma.