Crisi First Republic Bank. Altro crollo bancario negli Stati Uniti: l’autorità di controllo delle banche è pronta a mettere in liquidazione amministrativa coatta la First Republic Bank. Un tracollo storico, che ha visto le azioni chiudere ai nuovi minimi: lo scorso lunedì, l’istituto aveva riportato un calo di 100 miliardi di dollari nei depositi dei clienti.
Il titolo, che ha registrato un ribasso del 43% a circa 3,50 dollaro per azione, è stato chiuso momentaneamente per volatilità estrema degli ultimi giorni. Lo stesso però ha continuato la sua discesa nelle negoziazioni after-hour di venerdì. Le azioni della First Republic, nel corso del 2023 sono scese di circa il 97% (quasi la totalità), registrando una capitalizzazione di mercato in chiara discesa pari a 642,33 milioni di dollari.
Crisi First Republic Bank: improbabile un piano di salvataggio
Le autorità degli States hanno ritenuto che le condizioni finanziarie della banca siano ormai sature e quindi impraticabili. Al momento inoltre, non si ha più il tempo per trovare un investitore privato che possa acquisire l’istituto creditizio. Se la FRB, con sede a San Francisco, dovesse essere messa in liquidazione, risulterebbe la terza banca americana a collassare nel giro di tre mesi. I depositi dei clienti si erano ridotti di più di cento miliardi di dollari nel primo trimestre del 2023. La CNN ha spiegato come la crisi della FRB sia stata causata dalla sua vicinanza al business della Silicon Valley Bank che ha dichiarato la bancarotta a marzo e lasciato milioni di clienti in pieno panico nell’intera California.
Da qua è nato l’assalto agli sportelli, che come ha spiegato Patricia McCoy – professoressa di diritto a Boston – ha spinto i clienti più facoltosi della banca a trasferire più velocemente possibile i propri soldi altrove. Negli Stati Uniti si apre dunque un nuovo caos sulla questione bancaria: tanti i clienti che adesso inizieranno a valutare con più attenzione i depositi delle banche americane.