Avrebbe potuto tornare a piede libero entro la prossima estate, invece finirà in una Rems per sei anni e mezzo, Luca Delfino, noto come “il killer delle fidanzate”. Prima di finire in carcere per l’omicidio di Antonella Multari, uccisa con oltre 40 coltellate a Sanremo nel 2007, era stato indagato e assolto per la morte di un’altra donna, Luciana Biggi, scomparsa misteriosamente l’anno prima. Secondo i giudici, “è ancora socialmente pericoloso”: stando all’ultima sentenza, potrà tornare libero nel 2029.
Luca Delfino in Rems per sei anni e mezzo: l’ultima sentenza
I giudici lo hanno definito “ancora socialmente pericoloso”. Per questo Luca Delfino, dopo la scarcerazione, dovrà essere trasferito in una Rems (Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza), dove resterà per sei anni e mezzo, tornando libero nel dicembre del 2029. Lo ha stabilito il giudice del Tribunale di Sorveglianza di Massa, chiamato a decidere, nelle scorse settimane, sul destino dell’uomo: in alternativa, Delfino sarebbe potuto tornare libero entro la prossima estate.
Il giudice di Massa, rilevato che la pericolosità sociale è ovviamente ancora sussistente, applica la misura di sicurezza in una Rems che verrà designata dal Dap, Dipartimento d’amministrazione penitenziaria. A scadenza pena, quindi giugno o luglio, a seconda o meno della concessione dei 45 giorni in ballo per il reclamo, Delfino verrà trasferito in una Rems che come detto ancora non è stata scelta,
ha fatto sapere, subito dopo la sentenza, il legale che lo difende, l’avvocato Riccardo Lamonaca, a Genova Today. Al momento la scelta più papabile è tra la Rems di Pra’ e quella di Calice al Cornovoglio. Si deciderà nei prossimi giorni. È stata rifiutata, invece, la richiesta del Tribunale di Vercelli di prolungare di un anno la misura di sicurezza, chiesta proprio in virtù della pericolosità dell’uomo.
Di cosa è stato accusato l’uomo
Dopo aver beneficiato di uno sconto di pena dovuto al rito abbreviato, Delfino era stato condannato a 16 anni e otto mesi di reclusione. Il reato contestatogli era quello di omicidio volontario aggravato: secondo quanto ricostruito dalle indagini, nel 2007 avrebbe ucciso, con oltre 40 coltellate, l’ex fidanzata, Antonella Multari, dopo averla minacciata, seguita e molestata per mesi, nel tentativo di convincerla a restare con lui. Appena un anno prima, era stato iscritto nel registro degli indagati per la morte di un’altra ex, Luciana Biggi, uccisa misteriosamente in un vicolo di Genova e il cui corpo fu trovato, un paio di giorni dopo il delitto, con la gola tagliata.
Per la vicenda, pur essendo l’unico indiziato, era stato assolto, nonostante l’alibi debole, ma i genitori di Antonella avevano messo in guardia la giovane sulla pericolosità dell’uomo. Per questo, dopo tante remore, lei aveva deciso di allontanarlo. Una volta arrestato, in cella è finito diverse volte nei guai: a Sollicciano, dove ha scontato i primi mesi di detenzione, si è ritrovato immischiato nella morte del suo compagno, poi archiviata come suicidio; da un altro detenuto è stato accusato di stalking e violenza sessuale. Nel corso del processo a suo carico, più volte si è rivolto ai familiari della vittima con fare minaccioso.
Ho paura, mi metto nelle vostre mani, giudici, avvocati e magistrati tutti. Ho ancora fiducia nella giustizia,
era stato l’appello lanciato da Rosa Tripodi, madre di Multari, alla notizia che l’uomo potesse presto essere scarcerato. Dal canto suo, Delfino aveva dichiarato davanti ai giudici di essersi pentito (non si sa se realmente o strumentalmente), ammettendo di volersi curare. Ieri, alla fine, la sentenza. Nella struttura sarà seguito da professionisti e intraprenderà il percorso di cura necessario al suo futuro reinserimento sociale, anche con l’obiettivo di “cominciare una nuova vita con la sua famiglia”.