Chi ha versato 15 anni di contributi ha diritto alla pensione di vecchiaia? Quando vale la regola del requisito contributivo ridotto per la pensione? Da una parte la normativa per la pensione di vecchiaia dispone un requisito contributivo pari a 20 anni di versamenti.

Ma d’altro canto, il sistema previdenziale fonda le sue radici su norme ordinarie, deroghe ed eccezioni. Per cui pare facile ipotizzare le circostanze che permettono una quiescenza con 15 anni di contributi.

Chi ha versato 15 anni di contributi ha diritto alla pensione di vecchiaia?

Sei mesi fa la questione previdenziale era prettamente orientata nel garantire una scelta previdenziale anticipata. Dopo un primo bilancio, siamo giunti a una pensione anticipata a 62 anni con 41 anni di contributi.

Fortunatamente, ci sono anche le vecchie e care regole introdotte prima della legge di Bilancio 2023. Passando dalla riforma Fornero fino alla pensione di vecchiaia ordinaria, ovvero una traiettoria previdenziale che porta a 67 anni di età con 20 anni di contributi.

La buona notizia è, che come detto, il sistema previdenziale fonda le sue radici su norme ordinarie, deroghe ed eccezioni. Nell’ambito delle regole la pensione può essere raggiunta con 15 anni di contributi, se presenti altri requisiti.

Ora, difficilmente, si potrà andare in pensione a 55 anni con 15 anni di contributi. Le cose, infatti, non stanno così.

Secondo numerosi esperti previdenziali, sarà possibile ottenere la pensione con 15 anni di contributi, ma non prima dei 67 o 71 anni di età.

Oltretutto, a incidere sul valore dell’assegno sono diversi elementi discriminanti tra loro.

Si pensi, ad esempio un lavoratore che ha maturato 20 anni di contributi, percependo una remunerazione da lavoro pari a 3.000 euro mensili, l’importo dell’assegno risulterà abbastanza corposo. Diversamente, non si può dire per coloro che pur avendo maturato 40 anni di contribuzione, hanno percepito uno stipendio almeno di 1.000 euro.

In teoria, il calcolo della pensione viene prodotto dalla somma dei contributi effettivi per il coefficiente di trasformazione correlato all’età anagrafica raggiunta all’atto della richiesta di accesso al trattamento previdenziale.

Pensione di vecchiaia con 15 anni di contributi: quando e come

L’ente nazionale di previdenza sociale ritorna ad affrontare il discorso del ridotto requisito contributivo per la pensione di vecchiaia ordinaria.

Specialmente, considerando la presenza di tre eccezioni, ovvero le deroghe Amato, che permettono di uscire dal lavoro con appena 15 anni di versamenti contributivi.

La prima impressione è che le deroghe non sono applicabili per tutti, ma riguardano esclusivamente coloro che hanno maturato un’anzianità contributiva al 31 dicembre 1992.

È importante, tuttavia, considerare la pensione con 15 anni di contributi, spetta a coloro che hanno richiesto l’autorizzazione alla contribuzione volontaria al 1992.

E, ancora, verrà inquadrato in questo contesto previdenziale anche chi vanta sulle spalle una carriera lavorativa decennale di lavoro discontinuo, se presenti uno o più requisiti.

Attenzione, perché anche con il computo presso la gestione separata si ha diritto al trattamento previdenziale con 15 anni di contributo. Più precisamente, ci si riferisce a coloro che richiedono di dirottare i versamenti contributivi presso questa gestione INPS, così come si legge dalla laleggepertutti.it.

È necessario, pertanto, ricordare che la pensione contributiva richiede un requisito contributo minimo di 5 anni, se correlata a un’età anagrafica pari a 71 anni. Diversamente, per il computo nella gestione separata servono almeno 15 anni di versamenti.

Si è affermato, sopra, che la pensione può essere raggiunta con 15 anni di versamenti contributivi con le deroghe Amato. Ma poco si è detto del requisito anagrafico. Bisogna, pertanto, ricordare che la pensione di vecchiaia ordinaria con le deroghe prevede la presenza del requisito anagrafico, raggiunti i 67 anni di età.