Quanto fumano i giovani? In Italia, uno studente di 13-15 anni su quattro ha usato almeno una volta nell’ultimo mese un prodotto tra sigarette, e-cig e prodotti a tabacco riscaldato (Htp) secondo i dati riportati dal Global Youth Tobacco Survey (Gyts), lo ha annunciato l’Istituto Superiore di Sanità lanciando l’allarme e confermando anche i dati che erano emersi sullo studio ESPAD coordinato dalla dottoressa Sabrina Molinaro che ha analizzato invece le tendenze tra i 15 e i 19 anni. TAG24 proprio su quest’ultimo dato ha contattato Dottoressa Sonia Cerrai del CNR per chiedere un commento sugli inquietanti dati su quanto fumano i giovani in Italia e in Europa.
Quanto fumano i giovani? Ragazze e giovanissimi da attenzionare secondo i dati ESPAD
Sonia Cerrai spiega che il dato di forte crescita secondo qui un giovanissimo su tre tra i 13 e i 15 anni ha avuto accesso al fumo in uno qualunque dei sistemi: “L’accessibilità passa spesso anche attraverso la condivisione con compagni, fratelli e quindi non sempre può andare in quota al tabaccaio perché c’è anche chi rispetta le regole”, ha sottolineato la studiosa che ha poi confermato come i dati del Gyts siano in linea con quelli dell’ESPAD di cui lei fa parte: “I dati raccolti in Italia sui 15-19enni e a livello europeo sui 16enni sono in linea con quelli usciti questa mattina dall’Iss. La mia collega Sabrina Molinaro è la coordinatrice del progetto riguardante una delle fette più ampie della popolazione, i dati raccolti dal Cnr si focalizzano sul passaggio successivo a quello analizzato dal Gyts nelle ultime ore. Possiamo purtroppo dire che i dati sono in linea con i nostri, con le ragazze che hanno una prevalenza più alta e questo accade ormai da un po’”.
“Noi facciamo degli studi che si basano su un’osservazione di lungo corso dei dati, quindi non possiamo analizzare i motivi psicologici ma soltanto le associazioni sul perché si è arrivati a questi dati”, sono state le parole di Sonia Cerrai su quanto fumano i giovani “Dopo la pandemia essere donna è diventato ancora di più un fattore di rischio per il fumo. Questo si vede anche sull’alcool che per la prima volta vede le ragazze primeggiare in modo preoccupante sui consumi a rischio”. Le motivazioni di questo incremento possono anche ritrovarsi sull’impatto della pandemia sulla vita sociale: “Possiamo solo fare delle ipotesi: da una parte è noto che le donne prima di esprimere un disagio arrivano al limite, dall’altra l’impatto della pandemia è stato sicuramente importante dal punto di vista psicosociale”.
Le motivazione nel marketing e nelle nuove forme di assunzioni di nicotina
L’avvento delle nuove e-cigarettes e dei prodotti scalda tabacco ha dato nuova linfa al settore: “Io non sono un clinico e quindi non posso dire della gravità di questi prodotti rispetto alle sigarette tradizionali. C’è bisogno di tempo per capire i rischi effettivi di queste nuove forme di consumo com’è stato per la sigaretta. È vero che il marketing su prodotti digitali spinge molto sulle giovani generazioni”, proprio quest’ultimo aspetto ha contribuito a far tornare i numeri sul consumo di nicotina addirittura ad un livello più alto del pre pandemia “Il declino della nicotina era evidente, ma i nuovi prodotti hanno vanificato anche il grande lavoro della prevenzione. Noi con i nostri studi ci occupiamo di fornire gli elementi con cui possono essere attuate delle politiche preventive. Questi ultimi studi dicono di guardare alle ragazze in primis, ma anche ai giovanissimi. Dobbiamo farlo recuperando l’ontologia nei confronti del fumo che la prevenzione aveva messo chiaramente nella mente dei giovani. Il fumo fa venire in mente tutte cose negative. Cambiare nome alle cose, chiamare Svapo o Nuvoletta una cosa che da dipendenza alla nicotina è stato il grande potere di questo tipo di marketing. I giovani oggi sono distratti e rischiano di non prestare attenzione a degli aspetti importanti”.