Vanno d’amore e d’accordo, i due. Guardateli lì, a Downey Street 10, mentre si elogiano a vicenda, soprattutto sulle politiche migratorie. ‘Mi piace come vuoi portare gli immigrati irregolari in Ruanda’. Ma non è una “deportazione”, nossignore. È solo una destinazione, teorica, per chi non può stare sul tuo territorio. Giorgia Meloni accetta, e gradisce, la nuova legge del premier inglese, Rishi Sunak, che individua nel Ruanda – appunto – l’approdo per i migranti illegali. Intanto però gli illegali, sempre loro, viaggiano da un continente all’altro, dall’Africa all’Europa, rischiando la vita e, molto spesso, perdendola. Quella vita illegale.
Il premier Giorgia Meloni è andata in visita a Londra per un incontro bilaterale con il suo omologo Sunak. Proprio ieri, 27 aprile 2023, Meloni aveva detto “io condivido la linea Sunak sul tema del Ruanda” sui migranti. Poi, pazienza se la Corte europea per i diritti umani ha bloccato tutto (a giugno 2022 la Cedu aveva di fatto impedito a un aereo carico con sette rifugiati di partire alla volta della capitale ruandese). “Non so quali siano i principi che vengono violati“, ha commentato Meloni con i giornalisti a Londra. Un po’ come quando da bambino qualcuno diceva ‘gioco anche io, ma non conosco le regole’. Sta di fatto che poi ha aggiunto:
“Questo racconto per cui il Ruanda come qualsiasi nazione africana è una nazione impresentabile, quello è razzismo. Non è una questione di deportazione, di fronte all’immigrazione illegale non stai deportando nessuno“.
Poi ha spiegato il procedimento: loro arrivano nel Paese di sbarco, vengono processate le loro richieste perché bisogna capire se “se c’è il diritto ad avere la protezione internazionale o no”. Se non ce l’hai, tu devi tornare a casa tua. O in un altro paese (Leggi Ruanda). E dunque: “Secondo tutte le Corti del mondo, se non hai diritto alla copertura devi tornare a casa”, dice ancora la premier.
Migranti, Meloni appoggia la linea Sunak sul Ruanda. Mons Perego: “Fatto grave e incostituzionale”
La Chiesa è da sempre vicino agli ultimi e spesso anche Papa Francesco ha parlato di migranti e di come sia necessaria l’accoglienza. Anche monsignor Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio e presidente di Migrantes, è sulla stessa linea e boccia totalmente l’idea di Sunak, gradita da Meloni, di portare i migranti nel Ruanda.
“Questo accordo che il governo inglese voleva far partire un anno fa è stato bloccato, perché evidentemente è in contraddizione con la convenzione di Ginevra. La Convenzione europea dei diritti umani l’ha bloccato“, ha detto a Tag24 monsignor Perego. “C’è un contenzione tra il Governo inglese e la Corte europea di Strasburgo. Quindi da questo punto di vista, questo accordo non è partito proprio perché non presenta gli elementi per la tutela di un diritto fondamentale che è il diritto d’asilo“.
“La stessa Danimarca – ricorda – che aveva iniziato a guardare con attenzione questo progetto si è fermata. Quindi credo che sia molto difficile per un paese, tra l’altro come l’Italia che fa parte della Comunità europea, derogare la Cedu. Sarebbe una cosa certamente gravissima, oltre al fatto poi che è abbastanza evidente che non si possono trasferire, ad esempio, dei siriani, degli afghani in Ruanda per fare la domanda d’asilo. Non c’è neanche un buon senso in una proposta di questo genere”.
E la sola idea ricorda uno scaricabarile di problemi enormi a un piccolo stato. “Significa proprio scaricare un problema che ogni Governo deve affrontare, cioè l’accoglienza dei richiedenti asilo e la gestione di queste domande, a un paese (il Ruanda, ndr), tra l’altro povero, che non ha firmato la convenzione di Ginevra e che ha al suo interno più di 150mila rifugiati. Sarebbe vergognoso, incostituzionale, oltreché una rinuncia a gestire un diritto fondamentale costituzionale stabilito, qual è il diritto d’asilo”.
“Spero che sia effettivamente solo una boutade – conclude il presidente di Migrantes – per essere in sintonia con alcuni governi che vogliono chiudere e non sia veramente un progetto per il futuro del nostro Paese. Ci sarebbe un contrasto grosso all’interno della comunità europea e per noi sarebbe incostituzionale per l’articolo 10 che tutela questo diritto. Sarebbe grave.
Nel Mediterraneo si continua a morire
Quindi, dopo giorni, settimane e anche mesi di viaggio dal cuore dell’Africa, i migranti attraversano il mare, arrivano in Europa e vengono rispediti al mittente, se illegali. Se sopravvivono al Mediterraneo. Nessuno può affrontare il mare, immenso e potente, quanto mortale. Lo sanno bene gli oltre 500 migranti che hanno perso la vita partendo dalle coste del Nord Africa per approdare in terra straniera, in cerca di una vita migliore. Probabilmente persone illegali, 544 in tutto (secondo gli ultimi dati dell’Unhcr), che sono morti nel Mediterraneo centrale. Fuggono da fame, scappano dalla mancanza d’acqua, si allontanano dalle loro case per paura di morire in guerre non volute da loro. Ma poi affrontano il mare. E muoiono da soli, sotto il sole cocente e nelle tenebre della notte.
Sono invece 110 i migranti morti nella zona Sar dell’Italia. Anime scomparse perché “non si possono salvare tutti”. Ma bisogna provarci per una questione di umanità e carità. Carta canta e i dati sono quelli dell’Unhcr. Non di certo numeri trovati per caso. Per di più, in dieci anni, dal 2014 al 2023, giocando con le cifre dell’Unhcr, ci accorgiamo che mai ci sono stati tanti morti, quanto i primi mesi del 2023.
Il Governo Meloni si piazza così al primo posto per migranti morti in acque Sar italiane, ultimi i governi gialloverdi (2019) e giallorossi (2020). Il primo per il decreto Salvini (e forse perché ancora viaggiava sull’onda di quanto fatto da Minnit). Il secondo sicuramente per l’esplosione del Covid, che ha bloccato le partenze.
Ma andando indietro con gli anni, al secondo (e terzo) posto si classifica l’esecutivo di Matteo Renzi: 29 morti nel 2015, 17 nel 2016. Al quarto posto il governo Gentiloni, prima che il ministro dell’Interno, Minniti, facesse gli accordi con i trafficanti libici. Nel 2017 ci furono 14 morti. In tutti gli altri anni del periodo preso in esame – primo trimestre dal 2014 al 2023 – i morti sono stati meno di 10.
Certo, bisogna spezzare una lancia in favore della Meloni. Il suo Governo ha infatti dovuto affrontare nei primi tre mesi dell’anno ben 27.690 arrivi (dati Unhcr). Praticamente il triplo degli arrivi avuti nei primi 3 mesi del 2015 del Governo Renzi (10.165). Sarà stata colpa di Draghi, sarà stata colpa del duo Pd-M5s, sarà stata colpa del duo Lega-M5s o di Minniti che ha fatto gli accordi con i trafficanti. Probabilmente è per questo che sono aumentati così tanto gli sbarchi. Sta di fatto che il problema c’è ed esiste. Ora non è più il tempo di fare l’underdog, è il tempo di fare la donna alfa e prendere in mano la situazione. Risolvendola in maniera umana.