Il procuratore di Como interviene a gamba tesa a proposito della strage di Erba. Massimo Astori, procuratore capo facente funzioni di Como, rappresentò l’accusa nel processo di primo grado contro Rosa Bazzi e Olindo Romano. In un comunicato, Astori si dice sicuro che i due coniugi non siano stati vittime di un errore giudiziario.

La loro responsabilità penale “è stata affermata nei tre gradi di giudizio previsti dal codice di procedura penale”. Dai giudici, in particolare, sono giunte “valutazioni ampiamente positive delle prove raccolte dalla pubblica accusa e hanno accolto integralmente nei tre gradi di giudizio le richieste dei rappresentanti dell’ufficio del pubblico ministero”.

Il comunicato del procuratore di Como funge da replica all’istanza di revisione caldeggiata da Cuno Tarfusser, sostituto procuratore della procura generale di Milano. All’appello di Tarfusser si era unita la difesa dei Romano, pronta a inoltrare una richiesta di revisione alla corte d’appello di Brescia. Un tentativo disperato per l’eventuale riapertura del processo sui fatti dell’11 dicembre 2006.

Il procuratore di Como sulla strage di Erba: “Lettura delle sentenze non lascia spazio a perplessità”

Astori respinge così le accuse, ulteriormente alimentate da alcune inchieste, “di condotte abusive e illegittime se non di veri e propri reati a carico di magistrati della procura di Como”.

La lettura delle corpose e approfondite sentenze che hanno motivato la condanna all’ergastolo di entrambi gli imputati, atto imprescindibile e doveroso per chiunque intenda formulare pubblicamente osservazioni, non lascia spazio a perplessità. Non stupisce che le difese intendano legittimamente riproporre nuove iniziative giudiziarie, né ovviamente che gli organi di informazione svolgano il loro prezioso servizio, né che ci si annuncino nuove prove difensive, in realtà riletture di materiale già ampiamente analizzato e prive di qualsivoglia elemento di novità.

La procura di Como auspica dunque “rispetto” da “tutti coloro che si accostano a questa drammatica vicenda, al cui fondo rimane il profondo dolore di chi ne è stato colpito”. La stessa procura “tutelerà comunque, nelle sedi e con le forme opportune, l’immagine dell’Ufficio, a difesa dei singoli magistrati e della loro correttezza professionale”.

Nel corso delle tre fasi di giudizio, svolte nel pieno rispetto delle garanzie processuali e con la costante partecipazione della difesa, i giudici hanno più volte affermato la correttezza dell’operato del pubblico ministero e dell’arma dei carabinieri, che, nella fase delle indagini preliminari, hanno raccolto prove materiali, documentali, dichiarative, scientifiche e logiche incontestabili (non certo le sole confessioni); l’irrilevanza delle argomentazioni di segno opposto.

Il procuratore Astori: “Confessioni dettagliate accompagnate da ulteriori e decisive prove”

Nel rafforzare la sua tesi, il procuratore cita le confessioni di Rosa e Olindo a proposito della strage. Confessioni “dettagliate sino alla descrizione di ogni minimo e più atroce particolare, accompagnate da ulteriori e decisive prove emerse”. Una conferma insindacabile di “un giudizio di piena responsabilità degli imputati”, come riporta la sentenza di primo grado della corte d’Assise di Como.

Sotto la lente d’ingrandimento di alcune inchieste giornalistiche, come quella della trasmissione televisiva Le Iene, l’ipotesi che le confessioni siano state in qualche modo indotte ai due condannati. Accusa che Astori ritiene improbabile.

Le confessioni agli inquirenti sono state inoltre seguite, nei mesi successivi, da ulteriori dichiarazioni confessorie a più interlocutori e persino da appunti manoscritti contenenti chiare ammissioni vergati da Olindo Romano. La ritrattazione è stata il frutto di un cambio di strategia processuale. Non si è trattato di ‘una decisione dovuta ad un ripensamento complessivo, ma ad un completo cambio di strategia, sembra – questo sì – indotto da altri.