Budapest – Questa mattina Papa Francesco ha tenuto un discorso davanti alle autorità politiche e religiose, ai rappresentanti della società civile e della Cultura e ai membri del Corpo Diplomatico. Tra i temi affrontati, la cultura gender, la maternità surrogata e l’aborto.

Papa Francesco sulla cultura gender: “Evitare colonizzazioni ideologiche”

Il Santo Padre, che rimarrà a Budapest fino a domenica 30 aprile, ha utilizzato queste parole per esprimere il suo pensiero sulla cultura gender:

C’è una via nefasta che l’Europa deve evitare, quella delle ‘colonizzazioni ideologiche’ che eliminano le differenze, come nel caso della cosiddetta cultura gender, o antepongono alla realtà della vita concetti riduttivi di libertà, ad esempio vantando come conquista un insensato ‘diritto all’aborto’, che è sempre una tragica sconfitta.

In un messaggio inviato al Congresso Internazionale Woomb (Organizzazione mondiale del metodo Billings, che promuove la gestione della fertilità attraverso la conoscenza dei sintomi dell’ovulazione), Bergoglio ha trattato un altro tema caldo, quello della maternità surrogata:

Oggi la separazione ideologica e pratica della relazione sessuale dalla sua potenzialità generativa ha determinato la ricerca di forme alternative per avere un figlio, che non passano più per i rapporti coniugali, ma si avvalgono di processi artificiali. Però, se è bene aiutare e sostenere un legittimo desiderio di generare con le più avanzate conoscenze scientifiche e con tecnologie che curano e potenziano la fertilità, non lo è creare embrioni in provetta e poi sopprimerli, commerciare con i gameti e ricorrere alla pratica dell’utero in affitto.

Migranti, il Santo Padre: “I valori cristiani non possono essere testimoniati attraverso chiusure”

Papa Francesco ha voluto poi sottolineare l’importanza dell’accoglienza e ha invitato l’Ungheria a “fare da ‘pontiere’”, ricordando che “i valori cristiani non possono essere testimoniati attraverso rigidità e chiusure”. 

E ha aggiunto:

Il tema dell’accoglienza dei migranti è sicuramente complesso. Ma è urgente, come Europa, lavorare a vie sicure e legali, a meccanismi condivisi di fronte a una sfida epocale che non si potrà arginare respingendo, ma va accolta per preparare un futuro che, se non sarà insieme, non sarà.