Quando il fisco controlla il bonifico tra marito e moglie? Come giustificare un bonifico alla moglie, senza allertare l’Amministrazione finanziaria? La verifica fiscale, l’accesso alla documentazione bancaria, l’ispezione sono operazioni di alta importanza strategica operata dal fisco.

Negli ultimi giorni, sono moltissime le domande ricevute che sollevano il problema sul controllo del trasferimento di denaro a mezzo bonifico tra marito e moglie. Scopriamo insieme quali sono le regole da rispettare per il bonifico di denaro tra i coniugi.

Bonifico marito – moglie: se superi questa cifra insospettisci il fisco

Innanzitutto, il bonifico tra i coniugi è una delle tante transazioni di denaro previste dalla normativa italiana.

D’altra parte, il compito dell’Amministrazione finanziaria è quello di rilevare le transazioni di denaro “illecite”.

Con la differenza che spesso la scarsa gestione dei rischi e un’inadeguata o noncuranza conoscenza della normativa porta a delle conseguenze gravi, arrivando non solo a far insospettire il fisco, ma addirittura, a far scattare il controllo preventivo. Oltretutto, l’ufficio finanziario opera senza dover avvisare il contribuente.

Il senso è che determinati movimenti sul conto corrente bancario o postale aumentano l’esposizione a verifica da parte del fisco, come raccontato in più occasioni da TAG24.it, sono molti i risparmiatori interessati alle regole previste in tema di transazione monetaria con bonifico di denaro tra moglie e marito.

Come giustificare un bonifico alla moglie, senza allertare l’Amministrazione finanziaria?

 Al riguardo, si precisa sin da subito che, la legge prevede i movimenti di denaro con bonifico tra i coniugi in regime di matrimonio. Per un motivo molto semplice, si tratta di una forma di assistenza materiale e morale riconosciuta dall’attuale normativa vigente.

Al giorno d’oggi, le condizioni che possono portare alla transazione di denaro, quindi, di un bonifico tra marito e moglie possono essere tante. Si pensi, ad esempio alla trasferimento di denaro per il pagamento di una spesa familiare.

Al di la delle motivazioni che possono spingere uno dei coniugi a effettuare un bonifico per il pagamento di un regalo e/o quantaltro ritenuto utile per il benessere familiare. Nel farlo, occorre fare attenzione ai limiti di denaro previsto nei movimenti finanziari.

D’altro canto, esistono delle soglie previste dalla normativa vigente, come forma di tutela o precauzione sulla transazione di denaro a mezzo bonifico tra marito e moglie.

Si può, dunque, trasferire delle somme di denaro tra i coniugi, ma somme dalle cifre elevate possono allertare il fisco.

Insomma, per evitare i controlli dall’Amministrazione finanziare occorre fare particolarmente attenzione all’importo oggetto del bonifico, ma soprattutto, alla causale, ovvero la motivazione della transazione di denaro.

Quando il fisco controlla il bonifico tra marito e moglie?

In teoria, per evitare di allertare il fisco il bonifico non dovrebbe superare il limite di 5.000 euro. Sotto tale limite non dovrebbero sorgere problemi.

Diversamente, sopra tale limite occorre prestare attenzione alla causale o motivazione che giustifichi la transazione di denaro.

In buona sostanza, il problema potrebbe sorgere per il trasferimento di proventi non riconducibili alle dichiarazioni dei redditi, non tassate alla fonte o esentasse.

Oltretutto, l’onere della prova spetta al contribuente. Cosa significa? L’Amministrazione finanziaria è legittimata a procedere all’accertamento fiscale, ispezionando i conti correnti bancari e postali e richiedendo un’idonea prova delle movimentazioni contestate.

Che sia, insomma, un modo per rendere più facili l’individuazioni delle operazioni “illecite”, lo si era capito da tempo. Infatti, sono le transazioni non giustificabili che portano alla presunzione di ricavi “illegittimi” o in nero.

L’articolo 32 del  D.P.R. n. 600 del 29 settembre 1973, recita:

“Sono posti a base delle rettifiche e degli accertamenti previsti dagli artt. 38, 39, 40 e 41 se il contribuente non dimostra che ne ha tenuto conto per la determinazione del reddito soggetto ad imposta o che non hanno rilevanza allo stesso fine; alle stesse condizioni sono altresì posti come ricavi a base delle stesse rettifiche ed accertamenti, se il contribuente non ne indica il soggetto beneficiario e semprechè non risultino dalle scritture contabili, i prelevamenti o gli importi riscossi nell’ambito dei predetti rapporti od operazioni per importi superiori a euro 1.000 giornalieri e, comunque, a euro 5.000 mensili”.