Emergono nuovi dettagli sul caso di Hasib Omerovic, il 36enne sordomuto torturato da alcuni agenti nel corso di una perquisizione senza mandato in un appartamento di Primavalle, lo scorso luglio. Uno dei poliziotti indagati, ascoltato dagli inquirenti nelle scorse ore, ha infatti raccontato la sua versione dei fatti, puntando il dito – come già aveva fatto la vittima- soprattutto contro Pellegrini, finito agli arresti domiciliari, e sostenendo di essere stato costretto a firmare la falsa relazione dal suo superiore. A riportarlo è La Repubblica.
Hasib Omerovic Primavalle: la versione dei fatti di uno dei poliziotti indagati
I poliziotti si erano recati a casa dell’uomo e della sua famiglia dopo aver ricevuto alcune segnalazioni da parte dei residenti del quartiere, che avevano accusato il 36enne di aver molestato delle ragazze. Oltre a lui, al momento dei fatti, era presente solo la sorella, Sonita, affetta da una grave disabilità. Per questo, approfittando della situazione, gli agenti non avevano avuto troppe remore a scagliarsi contro di lui, torturandolo e facendolo precipitare da una finestra. Dettagli emersi nel corso di lunghe indagini che hanno riguardato il caso, poi confermati, lo scorso febbraio, dal giovane, dimesso dopo più di sei mesi di ricovero.
Davanti agli inquirenti, in un colloquio durato oltre tre ore, Hasib aveva ricostruito quanto accaduto il 25 luglio scorso. E si era concentrato, in particolare, sul ruolo di Andrea Pellegrini, l’agente finito agli arresti domiciliari con le accuse di tortura e falso ideologico commesso da pubblico ufficiale in atti pubblici a dicembre. Sarebbe stato lui, infatti, a prendersela con l’uomo, schiaffeggiandolo, legandogli i polsi con il filo di un ventilatore e minacciandolo con un coltello, provocandogli il “trauma psichico” che ne avrebbe poi causato la caduta. Una versione dei fatti ora confermata anche da Fabrizio Ferrari, uno degli altri agenti indagati per il caso che, dopo essersi pentito dell’accaduto, ha deciso di parlare.
Abbiamo deciso di non restare sulla porta, ma di entrare nell’abitazione: è stato in quel momento che Pellegrini ha preso a schiaffi Omerovic, che è rimasto attonito,
ha ricordato, secondo quanto riportato da La Repubblica. A quel punto lui si sarebbe girato verso gli altri colleghi, Maria Natale e Alessandro Sicuranza, per capire cosa stesse succedendo. Ma, prima che potesse fare qualsiasi cosa, Pellegrini si sarebbe impossessato di un coltello da cucina e, rivolgendosi con fare minaccioso al 36enne, avrebbe preso ad “interrogarlo” sui suoi presunti comportamenti molesti con le ragazze. Dopo aver aperto la porta della sua stanza con un calcio e aver appurato che non ci fosse niente di insolito, avrebbe poi legato l’uomo, urlandogli frasi intimidatorie.
La caduta dalla finestra
A quel punto Ferrari si sarebbe allontanato, per non assistere alla scena.
Ho sentito un altro schiaffo, Pellegrini che urlava ‘non mi fa torna, non me fa sentì più sta storia’ e poi sono usciti,
ha raccontato.
In quel momento abbiamo sentito la tapparella che si alzava, sono corso in camera e ho visto Hasib che scavalcava la finestra. Poi deve aver perso l’equilibrio ed è caduto giù.
Il resto della storia è cosa nota: all’arrivo dei soccorsi, il 36enne era stato accompagnato d’urgenza in ospedale, dove avrebbe poi subìto diverse operazioni. In caserma, intanto, gli agenti avrebbero fatto di tutto per coprire la verità. L’inchiesta aperta dalla Procura per fare luce sul caso ha permesso di accertare il coinvolgimento di sei agenti: oltre a Pellegrini, tre sarebbero accusati di falso e due di depistaggio. Tra loro c’è anche Ferrari, che ora sostiene di essere stato spinto a firmare la falsa relazione seguita alla perquisizione dal suo superiore. L’avrebbe fatto, dice, per paura di subire delle ritorsioni.