“Per lei la vita non era facile”. Con queste parole, parlando del legame che le teneva unite, un’amica di Wilma Vezzaro, la donna morta insieme al marito nel duplice omicidio di Verona per mano del figlio adottivo, si è soffermata sulla tristezza che sembrava affliggere la vittima da qualche tempo. A riportare la sua preziosa testimonianza è il Corriere della Sera, che fa anche sapere che oggi, 28 aprile, si terrà nei confronti dell’imputato l’interrogatorio di garanzia davanti al giudice per le indagini preliminari. L’uomo, un 55enne con precedenti per droga, potrà così confermare o meno i sospetti degli inquirenti sul movente del delitto: quello di tipo economico. Prenderà il via in giornata anche l’autopsia sui corpi delle vittime.
Duplice omicidio Verona: la testimonianza di un’amica della vittima
Non ci eravamo mai incontrate di persona, ma ormai eravamo legatissime. Ci univa la passione per gli animali, soprattutto cani e gatti, condividevamo gli appelli per trovare casa a quelli abbandonati, organizzavamo piccole raccolte fondi con delle mini lotterie… Ecco, tra me e Wilma è iniziata così,
ha raccontato, ancora straziata da quanto accaduto, Paola Fagnani, la donna di Milano con cui Wilma aveva stretto amicizia nel 2017 e che giornalmente continuava a sentire, prima che fosse strappata alla vita dal figlio. La donna, intervistata telefonicamente dal Corriere della Sera, ha ripercorso il loro legame, soffermandosi, in particolare, sugli ultimi messaggi ricevuti dall’amica che, da qualche tempo, sembrava essere sprofondata in un vortice di tristezza.
Era lei a occuparsi del marito, ad accompagnarlo in ospedale, a prendersi cura di lui… Lei stessa aveva la pressione ballerina, assumeva delle pastiglie… Per Wilma la vita non era facile, tutt’altro. Eppure non si lamentava mai, era sempre dignitosa. Il figlio? Non si lamentava neppure di lui, però quando entravamo in argomento sospirava: diceva che era divorziato, che da quando era rientrato un anno fa circa da Chicago lei non poteva più aiutarci con le raccolte fondi come prima,
ha aggiunto, ricordando che, appena due giorni prima di morire, Wilma le aveva detto di essere “in un momento no” ormai da anni. A preoccuparla erano la salute del marito e le spese da affrontare mensilmente, la cui gestione era resa complicata dalle pensioni minime dei due coniugi. Soprattutto dopo l’arrivo in casa di loro figlio, Osvaldo, alla continua ricerca di denaro. Lo stesso motivo per cui, alla fine, li avrebbe uccisi, accoltellandoli all’interno dell’appartamento che era tornato a condividere con loro, nel quartiere Borgo Roma di Verona. Era stato lui a dare l’allarme, il giorno successivo al delitto, dopo aver vagato per tutta la notte. L’amica, invece, aveva appreso la terribile notizia quasi per caso, guardando la tv.
La confessione del figlio Osvaldo
Venite, mia madre e mio padre sono in un lago di sangue, sono stati uccisi… sono stato io…,
aveva detto al telefono agli agenti della Guardia di Finanza, riferendo loro di trovarsi nei pressi di una delle sedi locali delle Fiamme Gialle, dove era poi stato raggiunto e tratto in arresto. L’uomo si trova ora in carcere ed è accusato di duplice omicidio aggravato. Oggi, 28 aprile, dovrà presentarsi davanti al gip per l’interrogatorio di garanzia, mentre sul corpo dei genitori si svolgerà l’esame autoptico. L’ipotesi è che sia arrivato ad ucciderli a causa delle frequenti liti per i soldi necessari ad accapararsi le sostanze stupefacenti di cui faceva abitualmente uso.
Wilma era una mia carissima amica, era una donna dolcissima, lui era un padre amorevole – aggiunge Fagnani -. A te, brutto assassino, auguro il carcere a vita ma è ancora troppo poco, hai portato via due vite meravigliose, hai portato via la donna più dolce e più altruista che abbia mai conosciuto.