Hanno avuto esito negativo le nuove ricerche del corpo di Sara Pedri nel lago di Santa Giustina. La donna, scomparsa nel nulla il 4 marzo del 2021 da Cles, in Trentino, si sarebbe allontanata a causa delle vessazioni subìte sul luogo di lavoro, l’ospedale Santa Chiara di Trento, dove lavorava come ginecologa. Sono in molti a temere che possa essersi tolta la vita nei pressi dello specchio d’acqua, dove i cani molecolari, già in passato, avevano fiutato un cadavere. È lì, per il momento, che si concentrano le ricerche. Purtroppo senza successo.
Sara Pedri esito ricerche negativo: nessun corpo nel quadrante del lago ispezionato
Per due giorni, approfittando delle condizioni meteo favorevoli e del basso livello delle acque del lago, lo scorso 25 e 26 marzo (e poi il 1 aprile) i carabinieri di Cles, supportati dai vigili del fuoco, si sono messi al lavoro per cercare il corpo di Sara Pedri a Santa Giustina. La 31enne, ginecologa di professione, risulta scomparsa dal 4 marzo del 2021. Originaria di Forlì, si era trasferita in Trentino per lavorare a Cles ma, a causa di una riorganizzazione, era stata trasferita nell’ospedale Santa Chiara di Trento, dove, per tempo, avrebbe subìto vessazioni e maltrattamenti. A dimostrarlo è stata un’indagine apertasi dopo la sua scomparsa nei confronti dell’allora primario di ginecologia, Saverio Tateo e della sua vice, Liliana Mereu.
Stando a quanto ricostruito, i due avrebbero creato un ambiente di lavoro malsano, maltrattando le loro sottoposte – ginecologhe, ostetriche e infermiere dello stesso reparto, per un totale di circa 21 persone – e minacciandole continuamente di sanzioni disciplinari, anche per motivi non professionali. Per questo Sara era apparsa turbata e dimagrita. Un calo improvviso, che il suo medico di famiglia aveva rinviato allo stress da lavoro. Dopo tanto sopportare, alla fine la 31enne aveva assegnato le proprie dimissioni, il 3 marzo, confessando alla sorella di sentirsi molto più leggera. “Mi diceva che a lavoro veniva verbalmente offesa. Era paralizzata dal terrore”, avrebbe raccontato la donna dopo la sua scomparsa.
Mia sorella lamentava un disagio importante che si era espresso anche fisicamente, ma non lo nominava, non nominava mai il suo stare. Si incolpava piuttosto, diceva che lei non era capace, che non si era formata bene. Era arrivata al punto di mettere in discussione anche il suo credo, la sua identità professionale, costruita con sacrifici. L’hanno fatta sentire talmente insicura, le hanno annullato così tanto la sua identità professionale, che aveva persino paura di fare male ai pazienti,
aveva detto a Valigia Blu. Per questo, forse, si era allontanata. La sua auto, una Volkswagen T-Roc, era stata ritrovata nello spiazzo di un albergo tra Cles e Cis, poco lontano da un ponte che sovrasta il torrente Noce, che poi si immette nel lago di Santa Giustina. Le unità cinofile impiegate fiutarono il passaggio della donna. E anche un cadavere. Da allora si cerca il suo corpo, ma senza risultati.
La reazione della sorella
“Non smetteremo mai di cercarla”, ha fatto sapere, dopo l’ultimo buco nell’acqua, la sorella di Sara. Si proseguirà, adesso, con perlustrazioni periodiche. L’obiettivo è sfruttare la bella stagione per passare al setaccio il lago, spostando anche lo strato di limo depositatosi nel fondale e continuando a scavare lungo le sue sponde. Delle tracce, infatti, ci sono già e si continuerà a seguirle. La speranza è che prima o poi si riesca a risolvere il caso.
Ora ci auguriamo che si arrivi al processo – ha dichiarato sempre la sorella, Emanuela -. Viviamo in un limbo da due anni ormai, e fino a quando non si troverà mia sorella per noi gioire sarà impossibile.