Mentre in Sudan la tregua per il cessate il fuoco vacilla e gli Usa tentano di estenderla, le Nazioni Unite lanciano un nuovo allarme. Le battaglie in corso nel Paese africano sembrano andranno avanti per lungo, tregua o meno. L’Onu ha quindi chiesto l’apertura di corridoi umanitari per poter portare aiuti a tutte quelle persone che non riescono a fuggire dal Sudan.
I corridoi umanitari voluti dall’Onu in Sudan servono infatti soprattutto in un momento in cui l’esercito e il gruppo paramilitare Rapid Support Forces (Rsf) continuano a non osservare un vero cessate il fuoco, dopo diverse tregue non rispettate. Le richieste arrivano direttamente da Abdou Dieng, il coordinatore umanitario delle Nazioni Unite nel Paese, ora rifugiato a Port Sudan insieme a quasi tutto il personale delle Nazioni Unite. Al telefono con i giornalisti, Dieng ha detto che il conflitto violento rende estremamente difficile la consegna degli aiuti.
“Il mio appello oggi non è solo al rispetto del cessate il fuoco, ma all’apertura di diversi corridoi umanitari per consentire di portare assistenza a chi ne ha bisogno. E posso dire che oggi quasi tutti i sudanesi hanno bisogno di assistenza”
Il rappresentante dell’Onu ha quindi anche confermato la difficoltà di instaurare una tregua reale, anche a causa dei ripetuti attacchi e saccheggi diffusi per tutto il Sudan. Dieng ha poi spiegato che il contesto è difficile perché già prima del conflitto interno, la situazione in Sudan era assolutamente drammatica. E nel corso degli ultimi giorni è solo che peggiorata. Dall’inizio del conflitto, le Nazioni Unite e diversi Paesi hanno cercato di mediare tra l’esercito e le Rsf per porre fine alla guerra scoppiata il 15 aprile e che ha già causato centinaia di morti. Le stime parlano di circa morti, ma potrebbero arrivare anche a 600. Mentre i feriti sono circa 4mila.