Dipendenza da smartphone: svariati istituti scolastici si sono posti il problema tentando soluzioni attraverso progetti di vario genere. Ne abbiamo parlato ad Open Day, su Radio Cusano Campus, con Lorenza Rossi, docente di italiano, storia e geografia alla secondaria di primo grado dell’Istituto Comprensivo Statale 12 di Bologna. “Siamo attenti al fenomeno da anni, lo abbiamo visto nascere sotto i nostri occhi. Inizialmente il telefono non lo usavano, poi hanno cominciato ad usarlo e nessuno gli ha insegnato come. Ci siamo posti, così, un obiettivo didattico che abbiamo voluto perseguire anche fuori dalle ore di lezione, alle volte anche a pomeriggio – ha spiegato Lorenza Rossi – l’intento è che imparino ad usarlo“.

Dipendenza da smartphone, Lorenza Rossi: “Con noi imparano ciò che possono fare e ciò che non possono fare”

Negli ultimi tempi, la scuola cerca di stare aperta il più possibile proponendo attività ai ragazzi. Nel caso dell’iniziativa legata all’uso dei cellulari, vogliamo aiutarli a capire ciò che si può fare e ciò non si può fare da un punto di vista normativo, legale. Premetto che i nostri alunni hanno quasi tutti un’età per cui non potrebbero stare in nessun social, ma sappiamo che ci stanno tutti. Devono, pertanto, imparare a distinguere ciò che possono e ciò che non possono fare: diffondere immagini, ad esempio, oppure offendere – ha aggiunto Lorenza Rossi – spesso non si rendono conto che in rete rimane tutto. Quando decidono di cancellare un contenuto può essere tardi. Il linguaggio d’odio è il nostro primo obiettivo e punto di partenza. L’intento è di fare in modo gli smartphone vengano usati meno possibile, addirittura c’è chi propone di coinvolgere le famiglie. Sono obiettivi difficili da raggiungere, soprattutto con gli adulti“.

Arrivare alle emozioni per coinvolgerli di più

La formazione è cominciato anzitutto da noi docenti, con la Polizia Postale e il Dipartimento di Psicologia dell’Università di Bologna. Un decennio fa. Nello stesso momento, abbiamo portato tutto quello che abbiamo imparato nelle classi, seguendo percorsi già consigliati e sperimentati da altri, con dei giochi, come attività di psicodramma, teatro, role-playing: tutto ciò che muove le emozioni! Ci hanno insegnato che non dobbiamo soltanto dire le cose, ma dobbiamo toccare le loro corde emotive, per ottenere risultati e per farlo i laboratori sono utili – si è congedata la professoressa Rossi – abbiamo cominciato a notare nel tempo che gli alunni hanno quest’oggetto sempre più spesso e sempre prima in mano. Io insegno a scuola media e arrivo che loro ce l’hanno già. Su venticinque studenti, venti hanno già il telefono: gli è stato dato e non gli è stato insegnato ad usarlo. Nessun adulto si è posto il problema. Ci siamo avvicinati ai ragazzi attraverso la gestione degli emozioni, ma gli psicoterapeuti ci hanno fatto notare che si potrebbe cominciare prima“.