Il direttore di orchestra Ezio Bosso diceva spesso: “Sono un uomo con una disabilità evidente in mezzo a tanti uomini con disabilità che non si vedono”. Aveva ragione. E il maestro, con la sua notorietà, è stato un esempio per tanti che ce l’hanno fatta, nonostante tutto. Se la bravura di Bosso era nota in tutto il mondo merita di essere raccontata anche un’altra storia, quella di un uomo che non si è piegato al dispiacere, che non si è rintanato in casa ma ha affrontato il mondo e ha vinto la sfida. 

E’ la storia di Stefano Bertuzzi, muratore di Perino, frazione di Coli, provincia di Piacenza. In questa terra di confine il 19 ottobre del 1992 accadde uno dei tanti incidenti agricoli che avvengono nelle campagne: un braccio finì maciullato nel trattore. Provano a riattaccarlo all’ospedale di Parma dove il giovane (aveva 24 anni) venne trasportato ma l’intervento non andò bene e decisero di amputare tutto. La vicenda di quest’uomo è raccontata dal quotidiano La Libertà. 

Da trenta anni fa il muratore con un braccio solo

Bertuzzi fa il muratore. Con un braccio solo, ma da trenta anni fa il mestiere che ha sempre voluto fare. Racconta alla Libertà: “Mia mamma morì quando avevo 18 anni. Ma una sua frase ce l’ho stampata in testa, incisa sul cuore: “Quando l’acqua ti tocca il culo impari a nuotare. Quanto aveva ragione“, commenta.


Ora Stefano Bertuzzi è il protagonista delle fotografie di un concorso a Verona: è il muratore visto dagli occhi di Naty Matiash, una mamma di Bobbio di origine ucraina. “Ho cercato di realizzare scatti dove emerga tutta la normalità di Bertuzzi, una persona che con il suo esempio insegna tanto a tutti noi”, spiega la fotografa al quotidiano. E tornano in mente le parole di Ezio Bosso che sono un invito a non mollare. E Stefano è uno di quelli che non ha mollato.

Stefano Bisi