Maria De Filippi potrebbe essere chiamata a testimoniare nel corso del processo che si aprirà il prossimo 3 maggio sull’omicidio di Alessandra Matteuzzi, la 56enne uccisa a martellate lo scorso agosto ad Arcoveggio di Bologna. Del delitto è accusato l’ex compagno, il 27enne Giovanni Padovani: l’uomo, reo confesso, dovrà rispondere di omicidio volontario pluriaggravato. Il legale che lo difende contesta, però, la premeditazione: per questo la nota conduttrice tv potrebbe essere ascoltata davanti ai giudici. Secondo la difesa, infatti, l’imputato avrebbe avuto una serie di conversazioni con la direzione del programma televisivo “Uomini e Donne” per una sua possibile partecipazione. Ciò dimostrerebbe che non aveva in mente di fare del male alla donna, fino ad un attimo prima del suo gesto.
Alessandra Matteuzzi processo al via il 3 maggio: la De Filippi forse tra i testimoni
In pratica, secondo la difesa di Padovani, l’uomo, nel corso del pomeriggio del 23 agosto 2022 – data dell’omicidio di Alessandra – avrebbe avuto dei contatti con degli adetti ai lavori della trasmissione di Canale 5 “per dare disponibilità alle preselezioni” come concorrente, a partire dalla settimana dopo. Il fatto che avesse dei programmi per il futuro, secondo il legale che sostiene l’ex calciatore, l’avvocato Gabriele Bordoni, dimostrerebbe la mancanza di premeditazione del delitto, come invece indicavano, secondo l’accusa, le ricerche fatte su Google nei giorni immediatamente precenti all’omicidio dall’imputato, come “pena omicidio volontario” o, ancora, “come uccidere a sprangate”.
Per ora, sostiene Bordoni, non sarebbero riusciti ad ottenere il contatto della persona con cui Padovani avrebbe parlato: per questo avrebbero depositato la richiesta di poter ascoltare direttamente la conduttrice. Se l’istanza dovesse essere accettata, Maria De Filippi sarebbe chiamata a salire sul banco dei testimoni insieme a colleghi, amici e familiari della vittima e dell’imputato, investigatori, periti tecnici della Procura e di parte, per cercare di fare luce su quanto accaduto. Tra loro, per volere dell’accusa, ci sarebbero anche diverse donne che avrebbero avuto relazioni sentimentali con il 27enne. La sua difesa ha anche richiesto che siano condotti degli accertamenti sulla sua capacità di intendere e di volere e di partecipare al processo. Richieste che gli avvocati della famiglia Matteuzzi ritengono “infondate”.
La ricostruzione dei fatti
Secondo quanto ricostruito finora, Padovani avrebbe aggredito a morte l’ex compagna per “gelosia”, non accettando la fine della loro relazione. Stando alle sue parole, era “ossessionato da lei” e lo sarebbe ancora adesso: nei suoi confronti, qualche mese prima del delitto, la 56enne aveva anche fatto partire una denuncia per stalking. Per questo egli era soggetto a una procedura restrittiva. Quella sera, bypassando il divieto, si era recato sotto casa della 56enne e, con la scusa di parlarle, l’aveva avvicinata, colpendola con un martello mentre lei era al telefono con la sorella. Poi, come raccontato da un testimone che era intervenuto in difesa della vittima, avrebbe preso il suo smartphone e, mostrandogli le chat, avrebbe iniziato ad urlare: “Vedi, mi tradisce!”.
Nonostante i soccorsi, per Alessandra non c’era stato nulla da fare. E benché abbia confessato, Padovani ha sempre sostenuto di aver agito perché “colto da una furia cieca”, senza aver premeditato nulla: aveva portato con sé il martello, ha ribadito più volte, per difendersi da eventuali aggressioni da parte del fratello dell’ex, dal quale in passato aveva ricevuto delle minacce. Una versione dei fatti che anche il suo legale sta cercando di dimostrare, ma che non convince l’accusa. Se ne parlerà davanti alla Corte d’Assise di Bologna tra pochissimi giorni. I familiari della vittima non aspettano altro: a quasi un anno dai terribili fatti, sperano finalmente di poter dire che “giustizia è fatta”.