Pnrr: “Non siamo soddisfatti dell’informativa di Fitto perché, così come è fatto già in commissione, abbiamo un posto delle domande che ad oggi non trovano risposte. Una su tutte è la riallocazione di progetti che sono assolutamente vitali per il nostro paese, penso su tutti alla spesa sugli asili. Quelle di oggi in Aula sono delle dichiarazioni che lasciano il tempo che trovano”, così Dolores Bevilacqua, senatrice M5S e vicepresidente in commissione Politiche Ue, durante il Tg Plus di Cusano Italia Tv condotto da Aurora Vena.

Bevilacqua: “Fondi Pnrr fondamentali per colmare gap nazionale”

Era atteso da tanto in Aula, soprattutto dopo l’azzardata dichiarazione sugli obiettivi irrealizzabili. Il Ministro per gli Affari Europei Raffaele Fitto, prima la Senato poi alla Camera, fa il punto sull’attuazione del Pnrr.

Di fatto Fitto – continua Bevilacqua – non ha chiarito in che modo si pensa di intervenire per rimodulare questi interventi e sentire da parte di amministratori locali o sindaci, che pensano di poter intervenire a gamba tesa chiedendo che i soldi vengano spostati da dove non si sanno spendere, fa capire quanto questo governo sia poco proprio poco chiaro nelle scelte importanti che andranno fatte su questi fondi“.

La fetta dei fondi che sono arrivati in Italia è così consistente proprio perché L’Italia ha bisogno di colmare un gap che guarda a una nazione spaccata, tra regioni di serie A e regioni di serie B, un’Italia a due velocità. Per questo è fondamentale che questi soldi vengano messi in progetti che colmino questo gap. Ad oggi di tutto questo non se ne ha parlato. Anzi il ministro Fitto parla di spostare dei progetti non realizzabili nel Pnrr nei fondi di sviluppo e coesione, che sono invece in gestione nella gestione delle regioni. Quindi compie un danno nell’autonomia perché di fatto si vanno ad imporre dei progetti con dei soldi che invece le Regioni dovrebbero venire a gestire in autonomia“.

A infiammare le opposizioni sono state anche le ultime dichiarazioni di alcuni alti esponenti dell’attuale maggioranza in linea con l’opinionista del Corriere Francesco Verderami, secondo il quale sarebbero troppi i finanziamenti del Pnrr chiesti da Conte.

Vorrei ricordare – continua la senatrice M5S – che il ministro Giorgetti della Lega era il ministro che si è occupato insieme a Draghi della locazione, della gestione e della stesura di questo famoso piano. Quindi mi sembrava veramente ridicola questa posizione per voler giustificare una inadeguatezza gestione dei fondi. Io posso anche essere d’accordo sul fatto che i ritardi, relativamente alla rata in scadenza fine dicembre 2022, fossero da imputare in parte al governo Draghi, perché Draghi stesso nel suo ultimo Def ha ammesso un ritardo di 13 miliardi. Ma sulle scadenze di giugno l’unica responsabilità è del governo Meloni. Sono loro che sono arrivati dicendo, in tutta la campagna elettorale, che erano pronti. Evidentemente forse non si sono resi conto di quello che si sarebbero trovati a gestire e c’è la confusione totale all’interno della maggioranza”.

C’è chi pensa che siano stati presi troppi soldi, ma poi troppi soldi rispetto a che cosa sono delle esigenze oggettive del nostro Paese. Sta accadendo a pezzi il nostro Paese dal punto di vista della sanità, dal punto di vista della transizione energetica, dal punto di vista delle infrastrutture. Quindi dire che questi soldi sono troppi a fronte della vera difficoltà ed emergenza che viviamo ormai da tempo è paradossale“.

Pnrr, cambia la governance

La legge di conversione del decreto Pnrr ter, approvata in via definitiva alla Camera, ha profondamente revisionato la governance del Piano e ha accentrato i poteri a Palazzo Chigi, che avrà una nuova unità di missione del Pnrr.

Il governo ha individuato nella centralizzazione della gestione la panacea di tutti i mali – contesta Bevilacqua – come se i ritardi derivassero un’inefficienza nel nella gestione di questi dossier. Ma accentrare la governance, quindi la gestione di progetti che erano già in corso d’opera, per il solo fatto di spostare un dossier da un ministero al ministero degli Interni è già di per sé un aggravio della procedura. Non è scritto da nessuna parte che questo possa velocizzare la macchina, anzi la ingolfa. In Sicilia abbiamo l’esempio del sindaco di Pantelleria che ha avuto approvato 26 progetti su 26. È verissimo che c’è una carenza strutturale da parte delle pubbliche amministrazioni locali, degli enti locali, che hanno dato il blocco delle assunzioni e non hanno magari un organico persone in grado di mettere a terra i progetti, ma non è concentrando la governance che si risolve questo tipo di problematica”.

Ci sono tante anime all’interno di questo governo. Il ministro Fitto, che è dello stesso partito della Premier Giorgio Meloni, ha parlato di progetti difficilmente realizzabili, di una sfida da far tremare i polsi. La Meloni invece mantiene la linea di un governo che ha saldamente in mano tutta la situazione, come se non ci sia nessuna criticità. La narrazione negativa sulla capacità di spesa del governo è stata fatta proprio da forze all’interno della maggioranza, ripeto che il senatore Borghi della Lega, ad esempio, ha parlato di ‘frittata fatta’“, conclude la vicepresidente della commissione Politiche Ue in Senato.