La feroce lotta di potere all’interno della leadership militare sta sconvolgendo il Sudan. E I combattimenti scoppiati nella capitale sudanese, Khartoum, e in altre parti dello Stato ne sono la diretta conseguenza. Gli scontri sono tra l’esercito regolare e una forza paramilitare chiamata Rapid Support Forces (RSF).
Sudan: dov’è?
Il Sudan si trova nell’Africa nord-orientale ed è uno dei paesi più grandi del continente, con una superficie di 1,9 milioni di chilometri quadrati. È anche uno dei Paesi più poveri del mondo, con i suoi 46 milioni di persone che vivono con un reddito medio annuo di 750 dollari a testa. La popolazione del Sudan è prevalentemente musulmana e le lingue ufficiali del Paese sono l’arabo e l’inglese.
Sudan: chi sta combattendo?
Il Sudan, dal colpo di stato del 2021, è governato da un consiglio di generali, guidato da due militari che si stanno scontrando. I due generali in questione sono Abdel Fattah al-Burhan, capo delle forze armate e a tutti gli effetti presidente del Paese e Mohamed Hamdan Dagalo, meglio conosciuto come Hemedti, vice e leader delle RSF, le cosiddette Forze di Supporto Rapido, forze paramilitari. La RSF è stata costituita nel 2013 e trae le sue origini dalla famigerata milizia Janjaweed che combatteva brutalmente i ribelli in Darfur.
Perché sono iniziati gli scontri?
Il 15 aprile scorso si sono aperti i fuochi quando, dopo giorni di tensione, i membri dell’RSF sono stati ridistribuiti in tutto il Paese con una mossa che l’esercito regolare ha visto come una minaccia.
I colloqui che si sperava potessero risolvere la situazione non sono mai avvenuti e i combattimenti si sono rapidamente intensificati in diverse parti del Paese con la morte di oltre 400 civili, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità.
Gli scontri sono l’ultimo episodio di tensione da quando Omar al-Bashir, il presidente in carica per tre decenni dal 1989, è stato cacciato dal Paese con un colpo di Stato nel 2019. A quel tempo ci furono gigantesche proteste di piazza che chiedevano la fine del suo governo, così l’esercito ha organizzato un golpe per sbarazzarsi di lui. Ma i civili continuavano a chiedere l’introduzione della democrazia. È stato quindi istituito un governo congiunto militare-civile, ma è stato rovesciato da un altro colpo di stato nell’ottobre 2021, quando è subentrato il generale Burhan. È da allora che la rivalità tra il generale Burhan e il generale Dagalo si è intensificata.
Ad oggi i combattimenti continuano in alcune parti del Sudan nonostante un cessate il fuoco di 72 ore. Il cessate il fuoco, iniziato a mezzanotte ora locale di lunedì, scadrà all’inizio di venerdì.