Processo Ed Sheeran: gli ultimi aggiornamenti riguardo le accuse di plagio verso il noto cantante britannico. Le vie legali sono partite ufficialmente e le udienze si tengono presso il tribunale di New York.

Il cantautore ha negato le accuse secondo cui il suo grande successo intitolato “Thinking Out Loud” sarebbe ”troppo ispirato” al pezzo soul uscito nel 1973 “Let’s Get It On”, di Marvin Gaye.

Scopriamo insieme le dichiarazioni del cantante e a che punto ci troviamo con il processo.

Processo Ed Sheeran, le accuse al tribunale di New York

La notizia riguardo il processo di Ed Sheraan fa presto il giro del mondo. Non è mai piacevole, dal punto di vista legale, ma soprattutto artistico, ricevere certe accuse in merito alla creatività e l’autenticità dei brani.

Non è la prima volta che il cantautore britannico si trova al centro di certe situazioni legate alla proprietà, le origini, le somiglianze tra i suoi ed altri brani noti. Sappiamo che in questo caso le polemiche hanno presto preso le vie legali ed è partito il processo a New York al cantante. E’ stato accusato di violazione del copyright ed è stato chiamato a rispondere davanti al tribunale.

Alcuni accenni della sua famosissima “Thinking Out Loud” non sarebbero propriamente originali. Il plagio arriverebbe direttamente dal brano “Let’s Get It On”, firmato Marvin Gaye ed uscito nell’ormai lontano 1973.

A chiamarlo in causa sono stati gli eredi di Ed Townsend, coautore di Gaye. Le accuse toccano le violazioni di diritti d’autore. Hanno parlato di “sorprendente somiglianza” tra la canzone di Gaye, appartenente al tredicesimo album “Let’s Get It On” che, proprio questo 2023 festeggia il suo 50esimo anniversario.

Il legale Ben Crump, inoltre difensore della causa degli eredi del coautore del brano firmato Gaye, parlato di prove “schiaccianti”.

Si riferisce ad un filmato di un concerto a Zurigo proprio di Ed Sheeran. Qui l’artista sarebbe intento a fare un vero e proprio mash-up del “due brani troppo simili”. Ed è questa, secondo la parte dell’accusa, una sorta di confessione da parte del cantante, colpevole di aver plagiato il brano originale.

Dove sta la verità?
Dopo diverse speculazioni, giri di testo, di brani e di ascolti, il cantautore britannico ha avuto la possibilità di dire la sua.

Processo Ed Sheeran: cos’ha detto in tribunale

Nell’aula del tribunale di New York Ed Sheeran ha testimoniato, negando ogni tipo di accusa nei suoi confronti. Ha infatti detto chiaramente:

“Non mi fate rispondere perché sapete che avrei ragione”.

Trovando quindi irragionevoli certe insinuazioni, il cantante si è difeso negando. Ha aggiunto alla sua dichiarazione di innocenza anche un’appello alla sua intelligenza. Se tanto avesse avuto qualcosa da nascondere, dunque, non avrebbe mai fatto quel mash-up. In uno stato di colpevolezza relativo al plagio, il musicista ammette che mai sarebbe stato tanto sereno nei live o a pubblicare la canzone sino a toccare i suoi grandi livelli di notorietà.

Sarebbe stato tanto sereno nel corso degli anni se tutto questo fosse vero? E’ proprio lui a spiegare sotto giuramento:

“Se avessi fatto quello che mi stai accusando di fare, sarei un vero idiota a salire su un palco di fronte a 20.000 persone e farlo”,

ammette inoltre di mischiare motivi e accordi identici ad altri brani anche nel corso dei suoi live. Ciò non vuol dire che si tratti di violazione dei diritti d’autore. Parla di temi artistici, giri di accordi, mix di melodie. Si esprime così, Ed Sheeran:

“Potresti passare da ‘Let it Be’ a ‘No Woman, No Cry’ e tornare indietro”,

Lo ha spiegato riferendosi ai celebri brani di artisti noti quanto i Beatles o Bob Marley.

Gli esiti del processo

I legali di Ed Sheeran hanno dichiarato i due brani con dei punti strutturali in comune. Tuttavia, hanno ampliamente contestato le accuse, poiché le parti messe in evidenza non risponderebbero a quella che viene considerata violazione del copyright. Sarà però la giuria a decidere il responso. In caso in cui risulterà un’effettiva violazione di copyright, si dovrà passare ad un’altra fase, decisiva a stabilire la quota da pagare ai danni del cantautore britannico. Invece la prima fase (già in corso) durerà circa una settimana.