È l’emorragia silenziosa che Stefano Bonaccini aveva previsto. «Se vincesse Elly Schlein, non credo che ci sarebbe una scissione ma il rischio di tanti singoli abbandoni invece lo intravedo», disse, prima del 25 febbraio, il governatore dell’Emilia Romagna. Serviva qualcuno di noto a rompere il muro di gomma: quello che ha fatto l’ex capogruppo Andrea Marcucci nei giorni scorsi. L’abbandono di Enrico Borghi, componente della segreteria con Enrico Letta, è la prima conseguenza concreta. Non sfuggirà poi che l’esponente dem piemontese sarà il sesto senatore di Italia Viva, numero che consentirebbe a Renzi di costituire un gruppo autonomo, senza i colleghi di Azione. Una eventualità che l’ex presidente del consiglio non sembra interessato a prendere in considerazione, ma il monito a Calenda è abbastanza chiaro.
Il disagio dei cattolici nel Pd
L’altra considerazione che si porta dietro l’uscita altisonante di Borghi è che la linea del disagio dentro il Pd corre soprattutto nell’area cattolica, nonostante le rassicurazioni di Delrio. La battuta della segretaria sulla gestazione per altri (Gpa) ha gettato altra benzina sul fuoco. A questo punto, è evidente che Lorenzo Guerini e Stefano Bonaccini non abbiano più certezze sulla tenuta dei dem. E infine il segnale verso le europee e verso l’Europa, dove Italia Viva vuole far capire che il progetto riformista e liberale è tutt’altro che naufragato.