Arrivano le prime parole anche di Xi Jinping in merito alla telefonata odierna di un’ora con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Un nuovo passo di avvicinamento tra le parti in una fase di apparente calma:

Il dialogo e i negoziati sono l’unico modo per uscire da questa situazione, perché una eventuale guerra nucleare non avrebbe vincitori

Zelensky è invece tornato sui contenuti della telefonata di oggi con Xi:

Nella nostra conversazione abbiamo parlato delle opportunità date dalle relazioni bilaterali tra i Paesi. Entrambi riteniamo cruciale cooperare per attuare una pace equa e sostenibile per l’Ucraina

Il capo di Stato ha poi ricordato gli ottimi rapporti commerciali con Pechino prima dell’invasione russa:

Credo che il colloquio odierno possa segnare il ritorno e lo sviluppo delle dinamiche già viste in passato

Guerra in Ucraina, le ultime notizie

Secondo il vice ministro della Difesa ucraina, Hanna Maliar, la Russia avrebbe iniziato il processo di ripopolamento su larga scala delle minoranze russofone nei territori occupati dall’Ucraina. Un meccanismo da sempre condannato dal governo di Kiev, con particolare riferimento ai minori deportati specialmente in Crimea (oltre 20mila secondo il ministero della Reintegrazione).

I timori e le preoccupazioni è che alcuni territori della regione di Lugansk possano diventare delle zone di confine per queste popolazioni. Stando alla comunicazione di Maliar, al momento le forze militari di Mosca che occupano il Donbass stanno fornendo ogni tipologia di sostegno, a cominciare da vitto e alloggio.

Percorso opposto viene invece compiuto dagli oppositori, i contrari alla dominazione del Cremlino. Molto spesso le autorità russe accampano pretesti volti ad abbassare le difese dei diretti interessati, ma anche della diplomazia internazionale. Purtroppo però una volta varcato il confine, spesso non si torna più indietro.

Prove di pace tra gli Stati Uniti e la Russia al tramonto del Consiglio di Sicurezza Onu andato in scena nella giornata di ieri.

Ricordiamo che Mosca detiene la presidenza in un clima surreale di alta tensione. L’ultima mano tesa da Washington riguarda il Trattato Start, l’accordo sull’energia nucleare da cui Putin si sfilò a fine febbraio. Gli Usa, tramite il capo della Sicurezza Nazionale dell’Energia Atomica, avrebbero proposto alla controparte di riscrivere alcune parti dell’accordo per garantire maggiore stabilità.

Tuttavia, Grigory Mashkov (ambasciatore presso il Ministero degli Esteri russo e presidente del Regime di controllo della tecnologia missilistica del Paese), è convinto che il Trattato debba procedere alla sua scadenza naturale e che un’eventuale negoziazione dovrebbe prevede maglie più larghe sull’impiego dell’atomica.