Pensioni, cosa fare se il datore di lavoro non versa i contributi previdenziali Inps? È in dirittura d’arrivo la bozza del decreto del ministero del Lavoro e delle politiche sociali che modifica l’intera disciplina. La penalità per chi non versi i contributi utili per la pensione comporterà una sanzione proporzionale a quanto omesso di versare dal datore di lavoro a favore dei propri dipendenti e collaboratori. Anche se con depenalizzazione, il nuovo decreto andrà nella direzione di concedere al datore di lavoro la possibilità di versare i contributi entro un certo lasso di tempo per evitare la sanzione. 

Pensioni contributi Inps, ecco cosa succede se il datore non li versa: tempi e sanzioni nel nuovo decreto del ministero del Lavoro

La situazione in cui si configura la violazione è quella di un datore di lavoro o di un committente che, operate le trattenute in busta paga dei dipendenti e collaboratori, non versi poi i contributi all’Inps per la futura pensione. La disciplina attuale prevede una sanzione da 10mila a 50mila euro, ma la bozza del provvedimento del ministero del Lavoro stabilirà una nuova sanzione. Ovvero, l’importo varierà da una volta e mezzo a quattro volte rispetto ai contributi mancanti ai lavoratori dipendenti e collaboratori. La violazione – che prima del decreto legislativo numero 8 del 2016 costituiva reato – è stata depenalizzata proprio da quest’ultimo provvedimento, fino alla riforma attuale che consente, al datore di lavoro, di avere un periodo di tempo per provvedere ai versamenti ed evitare la sanzione. 

Pensioni contributi Inps, mancato pagamento del datore: qual è la sanzione prevista? 

Il mancato versamento dei contributi Inps a favore dei dipendenti è attualmente regolato da due tipologie di sanzioni. La prima è di tipo penale e prevede, nel caso di omesso versamento per importi eccedenti i 10mila euro all’anno, la pena della reclusione fino a 36 mesi e la multa fino a 1.032 euro. La seconda è una sanzione pecuniaria, da 10mila a 50 mila euro, per importi omessi non eccedenti i 10mila euro. La nuova disciplina del decreto del ministero del Lavoro ammette la possibilità di non incorrere né nella sanzione, né nel reato, nel caso in cui il committente o il datore di lavoro provveda al versamento di quanto dovuto all’Inps nel termine di tre mesi. 

A quanto ammonta la sanzione Inps?

La riforma delle sanzioni a carico dei datori di lavoro che non versino i contributi Inps si è resa necessaria per gli effetti paradossali che si sono avuti con l’attuale disciplina del decreto legislativo 8 del 2016. Infatti, l’Inps ha applicato la sanzione minima di 10mila euro nel totale di 16.666 euro, pari a un terzo della misura massima di 50mila euro, in base a quanto dispone l’articolo 16 della legge 689 del 1981.

Le sanzioni comminate, impugnate dai committenti davanti ai giudici del lavoro, hanno spingono ora il ministero di Via Veneto a rivedere la disciplina e gli indirizzi interpretativi per quanto concerne la “misura minima” della sanzione. Peraltro, nel periodo di transizione al decreto legislativo, si stabiliva che per gli anni 2015 e 2016 il datore di lavoro potesse beneficiare della riduzione del 50 per cento della sanzione se avesse provveduto a pagare quanto dovuto entro due mesi (2015). Per le violazioni a partire dal 2016, invece, si stabiliva il termine di 30 giorni per il pagamento delle sanzioni nella misura minima di 10mila euro. Salvo, poi, dare diversa interpretazione della misura minima con l’addebito della sanzione di 16.666 euro. 

Novità in arrivo sui contributi Inps da versare 

Con il nuovo decreto, il ministero del Lavoro intende rivedere la questione sanzionatoria dei datori di lavoro che non versino i contributi Inps per i propri dipendenti, anche una volta che sia scaduto il termine del ravvedimento. Pertanto, cessati i tre mesi durante i quali il committente può pagare quanto dovuto ed evitare la sanzione, la multa comminata è pari a un importo tra 1,4 e 4 volte l’importo non versato. Ulteriore novità della nuova disciplina è che il regime agevolato avrà carattere retroattivo. Pertanto, rientreranno nella possibilità di versare i contributi Inps entro tre mesi o vedersi comminare una sanzione di importo ridotto sia i datori di lavoro le cui violazioni non siano ancora state notificate o diffidate dall’Istituto di previdenza, che quelle non ancora esaurite, perché pagate.