Più che doveva, poteva essere un momento di concordia per l’Italia intera, utile anche per superare le tensioni di queste ultime settimane. E invece, fra richieste di dimissioni, bandierine ideologiche e mancate strette di mano, il 78° anniversario della Liberazione non ci libera dalle polemiche.
In principio, la lettera della Premier
Un 25 aprile di Liberazione (ma non dalle polemiche) cominciato con la lettera inviata dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni al Corriere della Sera, in cui la Premier ribadendo comunque l’importanza di questa festività nazionale, ha usato le colonne del quotidiano di via Solferino per ribadire che “la destra in Parlamento è incompatibile con qualsiasi nostalgia del fascismo”. Senza però mai usare la parola antifascista, che tante polemiche avrebbe potuto sopire.
Il plauso di Giuseppe Conte e l’affondo di Elly Schlein
Eppure, qualche plauso alla lettera della fondatrice di Fratelli d’Italia arriva: a sorpresa è Giuseppe Conte in mattinata a intervenire sulle colonne firmate dalla Premier:
“Finalmente iniziano a esserci le premesse perché questa sia una festa condivisa, visto che oggi anche la Meloni vuole che questa sia condivisa e rinnega nostalgie del fascismo. Ne prendiamo atto”
dice chi a Palazzo Chigi ha diretto due esecutivi. Nel frattempo però è una giornata, quella della Liberazione, che è anche momento per diversi cortei in tutto il Paese: da Roma a Catania, fino a Milano. Proprio dalla manifestazione milanese, la segretaria del Pd Elly Schlein punta l’attenzione sulla memoria, ricordando come questo sia
Un giorno in cui dobbiamo onorare la memoria dei tanti e tante che hanno sacrificato fino alla propria vita per poter costruire la nostra libertà e dar vita, grazie alla Resistenza antifascista, a quella che oggi è la Costituzione della nostra Repubblica
La Liberazione di Mattarella, fra Roma e il Piemonte
Costituzione antifascista che viene sottolineata anche dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha deciso di celebrare la giornata in Piemonte, citando Piero Calamandrei, ricordando la Costituzione “figlia della lotta antifascista” e “frutto del 25 aprile“, nata “dove caddero i partigiani“. Il Capo dello Stato inoltre definisce “moto di popolo” la culla della nostra Repubblica che fu la Resistenza, “rivolta morale di patrioti” che permise una “nuova Italia” dopo gli orrori del fascismo.
25 Aprile, fra Liberazione e antifascismo
Nel frattempo, il presidente del Senato Ignazio La Russa, dopo aver deposto una corona di fiori all’Altare della Patria insieme al Capo dello Stato alla Premier e al presidente della Camera Lorenzo Fontana, è volato a Praga per la conferenza dei presidenti del parlamento dei paesi dell’Unione Europea e ha deciso di portare il suo omaggio alla tomba di Jan Palach, lo studente che contro il regime sovietico si diede fuoco in piazza San Venceslao. Per poi concludere la serata ai microfoni di Bruno Vespa dove, alla domanda se si sentisse antifascista, Ignazio La Russa ha risposto “dipende dal significato che si dà alla parola antifascista”.
Momento amaro per l’Unità nazionale