Litio, che cos’è, a cosa serve e perché se ne parla sempre di più? Si tratta di un metallo presente in natura che, una volta estratto e lavorato, viene utilizzato in diversi ambiti, tra cui l’hi-tech. Recentemente si è fatto strada anche in quello della transizione ecologica, in cui è impiegato sia nelle batterie delle auto elettriche, sia nelle componenti magnetiche delle pale eoliche. Per questo è sempre più prezioso e in tanti, dopo aver scoperto dove si trova, hanno dato il via a una vera e propria “caccia”.

Litio, che cos’è e a cosa serve?

Contraddistinto dal simbolo “Li”, il litio è uno degli elementi chimici presenti nella tavola periodica. Fu scoperto nel 1800, quando, all’interno di una miniera dell’isola di Uto, in Svezia, un chimico di origini brasiliane si imbattè nella petalite, un minerale che, dopo 17 anni di studi, si scoprì contenere proprio il metallo, come la spodumene e la lepidolite. Il suo nome viene dal greco “lithos”, che vuol dire “pietra”: dopo essere stato isolato, iniziò ad essere commercializzato. Era il 1923 e veniva usato principalmente per creare lubrificanti e saponi. Da allora, ha trovato applicazione in vari ambiti, tra cui quello medico, in cui è usato – in basse concentrazioni – per la cura del disturbo bipolare dell’umore.

Essendo uno dei componenti principali delle batterie, di recente ha acquisito una nuova importanza nel dibattito sulla transizione ecologica: è fondamentale, infatti, per la creazione delle auto elettriche, oltre che delle pale eoliche. Per questo (oltre al fatto che è necessario per dare vita a smartphone e computer) è diventato sempre più prezioso.

Il litio e le terre rare diventeranno presto più importanti del petrolio e del gas naturale. La loro domanda (che già da anni è in costante aumento, ndr) è destinata a quintuplicarsi da qui al 2030,

ha detto, non a caso, negli ultimi mesi, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. L’Europa sta infatti lavorando ad una legge che ha come obiettivo quello di incrementarne l’estrazione sul suolo europeo, garantendone al tempo stesso una regolare fornitura dall’estero. Al momento, infatti, il litio viene importato, così come altre terre rare, principalmente da Australia, Cina, Argentina e Cile.

Dove si trova questo metallo in Italia?

Il ministero delle Imprese e quello dell’Ambiente sono da mesi al lavoro per creare una mappa dei siti di litio in Italia. Stando a quanto emerso finora, i territori maggiormente toccati dalla sua presenza sarebbero la Toscana, la Campania e il Lazio. Lo ha messo in evidenza, parlando a Repubblica, anche il ricercatore del Cnr Andrea Dini, geologo di formazione, originario di Campagnano Romano, il piccolo comune a pochi chilometri dalla Capitale, dove il litio sarebbe presente in grandi quantità.

Il litio in queste zone di origine vulcanica è disciolto nell’acqua calda che si trova molto in profondità. L’estrazione consiste nel perforare il terreno e intercettare l’acqua. È un metodo pulito, ma è anche nuovo,

ha detto l’esperto, specificando che i progetti per l’estrazione sono ancora nelle fasi iniziali.

Siamo ancora nella fase di realizzazione dei rilievi e degli studi geologici preliminari per comprendere la natura del sottosuolo,

ha spiegato un suo collega, Niccolò Dainelli, rappresentante in Italia della Vulcan Energy, l’azienda australiana che ha brevettato il metodo per estrarre il metallo. La strada, dunque, è ancora lunga, ma sicuramente varrà la pena intraprenderla. Anche perché, come è già stato messo in luce da molti – incluso il ministro Adolfo Urso – dipendere da altre Nazioni per materie indispensabili può risultare fatale, come il caso del petrolio russo ha dimostrato nell’ultimo anno. Trovare il modo di sfruttare quelle presenti nel territorio nazionale, pur richiedendo tempo e denaro, potrebbe essere la scelta vincente.