Quest’anno la celebrazione del 25 aprile è stata caratterizzata da molte più polemiche del solito. Così sembra, ma se rileggiamo le cronache dell’anno scorso le discussioni accese non mancarono. Ho ritrovato un articolo che scrissi su Tag24 proprio il 26 aprile di un anno fa. Eccolo di seguito:

E’ stato un 25 aprile di polemiche, altro che Festa della Liberazione. E pensare che per costruire una nazione libera si erano uniti comunisti e cattolici democratici, socialisti e liberali. In una parola: tutti.

E allora in questi tempi burrascosi e, talvolta, di revisione storica è utile rileggere qualche pensiero di Piero Calamandrei e soprattutto è emozionate riascoltare le sue parole, pronunciate con chiara inflessione toscana, a proposito della Resistenza e della Costituzione nata dalla lotta di liberazione dal nazifascismo.

Il 26 gennaio 1955 tenne a Milano un discorso rivolto agli studenti universitari che avevano organizzato un ciclo di conferenze sulla Costituzione: “Quando vi ho detto che questa è una carta morta, no, non è una carta morta, questo è un testamento, un testamento di centomila morti. Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero perché lì è nata la nostra Costituzione”.

Dove è nata la Costituzione della Repubblica italiana

Calamandrei ci ricordava che la Carta “non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La Costituzione è un pezzo di carta, la lascio cadere e non si muove. Perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile. Bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità”. Parole tanto semplici quanto alte e su cui meditare.

Era il 26 aprile del 2022.

Stefano Bisi