Quota 103, di quanto si riduce la pensione futura se si sceglie di continuare a lavorare e a beneficiare dell’opzione del bonus contributivo? La misura riguarda i lavoratori che, nel 2023, maturino i requisiti necessari per andare in pensione anticipata con quota 103 ma scelgano di continuare a lavorare. Per questi contribuenti c’è la possibilità di scelta se avvalersi del bonus contributivo o meno. Si tratta del mancato pagamento della quota dei contributi previdenziali a proprio carico per far aumentare il proprio stipendio netto. Diversamente da quota 103 per la quale l’Inps già ammette le domanda di pensione anticipata, per il bonus contributivo di chi decida di continuare a lavorare non è ancora stato varato il decreto attuativo.

Quota 103 pensione, di quanto si riduce la pensione se si sceglie di continuare a lavorare col bonus contributivo?

Quota 103, pensione futura ridotta per chi scelga di continuare a lavorare e a beneficiare dello sconto sui contributi previdenziali a proprio carico del 9,19% mensili. È bene specificare che entrambe le opzioni sono frutto di una scelta individuale del lavoratore. Ovvero, la prima scelta è quella di uscire da lavoro ricorrendone i requisiti della pensione a quota 103, ovvero i 62 anni di età e i contributi per 41 anni. La legge di Bilancio 2023 ammette la possibilità, per il lavoratore, di scegliere di rimanere sul posto di lavoro nonostante la maturazione della quota 103. La seconda scelta per chi rimanga a lavorare, riguarda l’avvalersi o meno del bonus contributivo del 9,19%: nel primo caso, si avrà un aumento dello stipendio netto in busta paga corrispondente ai contributi a proprio carico non versati.

Quota 103 pensione calcolata con il bonus contributivo del 2-3%: quale conviene?

Nel secondo caso, il lavoratore può scegliere di non avvalersi del bonus contributivo e continuare a versare anche la propria quota di contributi per una pensione più alta. Nel “Bonus Maroni”, quindi, i contributi non versati e accreditati direttamente in busta paga non risultano agevolati dallo Stato. Pertanto, la futura pensione sarà più bassa per il minor quantitativo di contributi versati. Chi non versa la quota di contributi a proprio carico non li avrà accreditati nel montante del proprio cassetto previdenziale Inps. A queste premesse, il lavoratore ha la facoltà di scegliere se avere un mensile di stipendio più alto fino alla pensione oppure continuare a contribuire per ottenere un trattamento pensionistico più elevato.

Rimanere a lavoro e taglio del cuneo fiscale, conviene?

L’altro aspetto da considerare per chi si trovi in questa situazione di scelta, è che fino al 31 dicembre 2023 rimane in vigore il bonus contributivo come aumento degli stipendi deciso dal governo. Tale bonus, diversamente da quello Maroni, comporta l’accredito dello sconto contributivo sul montante dei versamenti Inps e quindi non riduce la pensione futura. Attualmente, i lavoratori dipendenti percepiscono il 3% di sconto contributivo di taglio del cuneo fiscale per redditi fino a 25mila euro lordi all’anno, e del 2% per i redditi da 25mila a 35mila euro. Si consideri il caso di un lavoratore che rientri con il suo stipendio nel primo caso, ovvero percepisca un reddito lordo mensile di 1.850 euro (inferiore a 25.000 euro all’anno), e scelga di rimanere a lavoro nonostante la maturazione dei requisiti di quota 103.

Busta paga del lavoratore che rinuncia ad andare in pensione con quota 103

La prima verifica sulla busta paga del lavoratore è quella della sottrazione dei contributi Inps del 9,19% nel caso in cui attivi l’esonero contributivo (per circa 170 euro lordi). Su quest’ultimo importo, il contribuente deve sottrarre la quota dei contributi del 3% che rientrano tra quelli versati all’Inps per circa 55 euro lordi. Pertanto, i lavoratori beneficiari del taglio del cuneo fiscale che fruiranno anche della possibilità di rinuncia dei contributi a proprio carico (avendo raggiunto i requisiti della quota 103), otterranno un incremento più contenuto del cedolino di busta paga, in quanto i contributi del 9,19% non versati saranno calcolati al netto dello bonus contributivo del 3%.

Bonus contributivo, quanto conviene?

Conti alla mano, a fronte di circa 170 euro di contributi non versati dal lavoratore nel nostro esempio, nel cedolino ne arriveranno poco più di 114,52 euro. Per redditi medio bassi, la scelta ottimale sarebbe quella di continuare a versare anche la quota dei contributi del 9,19%. La scelta di non versare la propria quota di contributi per ritrovarsela in busta paga (si può fare una sola volta) è, in ogni modo, revocabile. I contributi a carico del lavoratore riprenderanno a essere addebitati in busta paga dal mese successivo alla revoca.