Con una circolare del ministero del turismo il governo delle Maldive ha ordinato la chiusura delle Spa in tutti i resort delle isole, cedendo, a quanto pare, alle insistenze dell’opposizione musulmana, scatenate da una comunità integralista.
Non è bastato a evitare la controversa decisione il conto della ricchezza che il turismo internazionale porta al delicato arcipelago di circa 1.200 atolli disseminati sull’Oceano Indiano, e ai suoi 400.000 tollerantissimi abitanti: 30% del Pil, con ricavi per 1,5 miliardi di dollari l’anno, e tariffe che raggiungono in qualche caso anche i 1.000 dollari la notte per persona.
Mohamed Nasheed, il giovane e coraggioso presidente maldiviano, ha rapidamente emanato il decreto contro le Spa, nelle quali si farebbe – protestano le frange integraliste – ampio consumo di carne di maiale e di bevande alcoliche. Stessa sorte per i centri massaggi della capitale Male, anche questi additati come luoghi di malaffare.
La polemica però infuria: secondo l’ex premier Maumoon Abdul Gayoom, presidente del Progressive Party of Maldives (all’opposizione), Nasheed avrebbe sfruttato fino in fondo la protesta per chiudere anzitutto le Spa nei numerosi e importanti resort di cui sono proprietari eminenti membri dell’opposizione.
«Noi non abbiamo mai chiesto niente del genere – ha detto a Reuters un portavoce del PPM – volevamo solo che alcolici e massaggi fossero consentiti su isole disabitate, per evitarne la diffusione tra la nostra gente».
Ma al Four Seasons Resort di Kuda Huras due ore e mezza di Spa con raffinati trattamenti costano 600 dollari, e altre Spa hanno tariffe analoghe. Il ministro del turismo Mariyam Zulfa ha già ricevuto numerose ed energiche proteste: «Stiamo valutando l’ipotesi di consentire la riapertura delle Spa nei resort – ha detto – anche perché c’è vasta consapevolezza quanto alle ragioni che ci hanno spinto a farle chiudere».
Così sono allo studio contromisure, a partire dal fatto che nell’ordinamento maldiviano ci sono norme che regolano l’importazione di alcolici e carne di maiale, ma non ce ne sono per la gestione delle Spa nei resort.
Il governo ha già chiesto alla Corte Suprema di emettere un regolamento per la controversa materia, citando l’articolo 15(a2) del Goods and Services Tax Act, che ammette con chiarezza l’assoluta legalità delle Spa nelle Maldive. Mentre il noto avvocato Husnu Suood ha ripetuto a tutti i media maldiviani che il ministero del turismo non ha l’autorità per decidere la chiusura delle Spa.
«Non c’è alcun turismo sessuale nei nostri alberghi – ha detto all’AFP un portavoce di MATI, l’associazione dell’industria del turismo maldiviano – abbiamo chiesto un chiarimento giuridico per proteggere la nostra industria, che esiste da 40 anni. Sono state chiuse un centinaio di Spa in un solo giorno».
Tutto dunque lascia prevedere una soluzione a breve per lo spinoso problema, che tra tutti i difetti ha soprattutto quello gravissimo di associare lo splendore invitante delle isole al rigore amaro dell’Islam integralista.
Fonte: lagenziadiviaggi