Episodio spiacevole per il sottosegretario alla cultura Vittorio Sgarbi, che è stato fischiato per tre minuti quando dal palco del 25 aprile di Viterbo ha preso la parola, con una rappresentanza dell’Anpi che ha tentato di non fargli tenere il discorso.

Al suo passaggio slogan e fischi da decine di contestatori, che hanno gridato vergogna ed epiteti come capra, mentre altri si sono voltati al suo passaggio.

Il sottosegretario ha anche accusato il presidente dell’organizzazione della sezione Enrico Mezzetti di non avergli dato la mano.

Da quando è finito il Covid ci si dà la mano il presidente dell’Anpi ha preferito non darmela

Fischi a Sgarbi il 25 aprile, la sua risposta

Di per sé Sgarbi ha risposto con il suo solito stile, sottolineando le presunte incongruenze dell’Anpi a seguito dei comportamenti tenuti nei suoi confronti a Viterbo.

Certo è davvero tragicomico come finti antifascisti, in nome di un’idea equivoca di ‘libertà’ abbiano tentato d’impedirmi di parlare, e cioè di negare quella libertà di espressione che dovrebbe essere uno dei valori fondanti di questa ricorrenza. Quello che è successo a Viterbo è la prova di come c’è chi utilizza il 25 aprile come strumento di lotta politica. Tutto ciò è inaccettabile. Paradossale poi, come nei loro discorsi i delegati dell’Anpi abbiano citato prima il giovane immigrato Omar Messati (a cui proprio oggi ho dato la cittadinanza di Sutri) morto suicida, e poi lo scrittore Pahor, da me celebrato in questi anni attraverso la presentazione di numerosi suoi libri e l’invito a altrettante conferenze. Quei fischi, a maggior ragione, segnano l’ottusità di gente accecata dal pregiudizio e dall’odio politico. Nessuno ha mai fischiato i comunisti. Eppure la storia è piena di crimini da loro perpetrati. Ma bisogna essere intellettualmente onesti e non utilizzare i fatti della storia per colpire gli avversari politici di oggi