La tregua sancita tra i due schieramenti che da giorni si combattono in Sudan potrebbe portare a una emorragia di profughi verso il Ciad e il Sud Sudan. Mentre il presidente turco Erdogan, che ormai ha abbracciato la via della diplomazia, tenta di metterci una pezza. E a complicare le cose arriva anche l’Oms che lancia un allarme per rischi biologici in Sudan.

I paesi europei hanno intanto iniziato ad abbandonare la nave, con i propri diplomatici che da domenica stanno lasciando la capitale, Khartum, per tornare nei rispettivi paesi d’origine o in luoghi sicuri. È il caso della Francia che ha già evacuato 538 persone, di cui 209 francesi, dal Paese africano. Anche l‘Italia ha fatto la sua parte e lunedì 24 aprile ha fatto rientrare – su due voli con destinazione l’aeroporto di Ciampino – tutti i cittadini che si trovavano nel Sudan. Lo steso è valso per il Giappone che ha chiuso la propria ambasciata e ha evacuato 45 persone.

È in questo clima che si inserisce l’iniziativa di Recep Tayyip Erdogan, il presidente della Turchia. Erdogan ha avviato un tentativo di mediazione tra i leader degli schieramenti in guerra, con due distinte telefonato ad Abdel Fattah al-Burhan, leader dell’esercito, e al suo ex vice, Mohamed Hamdan Dagalo, capo delle milizie paramilitari RSF. Il presidente turco ha proposto di sospendere le ostilità e di ospitare un summit tra i due leader proprio in Turchia.

Non sosteniamo nessuna delle due parti, parliamo con entrambi perché l’obiettivo è porre fine agli scontri“, ha detto il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu, aggiungendo la Turchia si attiverà non appena “sarà riaperto lo spazio aereo“.

Intanto l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) stima che fino a 270mila persone potrebbero scappare dal Sudan e dirigersi verso CIad e Sud Sudan. Un vero e proprio esodo che porterà 100mila persone in Ciad, secondo le stime del rappresentante Unhcr in Ciad, Laura lo Castro, e 170mila in Sud Sudan (di cui 125mila profughi sud sudanensi e 45mila rifuguati, per la rappresentante Unhcr in questo paese, Marie-Hélène Verney.

Sudan, l’Oms lancia l’allarme per “rischi biologici”. Occupato un laboratorio di virus

Tuttavia, l’allarme più grande lo lancia l’Organizzazione mondiale della salute, che avverte dell’esistenza di “rischi biologici” dopo che un gruppo di combattenti ha occupato un laboratorio di virus. Difficile negare che possano essere utilizzati come armi, in una guerra intestina senza esclusione di colpi. Per l’Oms i rischi biologici sono infatti “molto elevati“.

“Ho ricevuto ieri una telefonata dal capo del laboratorio centrale di salute pubblica. Hanno mandato via tutti i tecnici del laboratorio, che ora è completamente sotto controllo di una delle parti in conflitto e utilizzato come base militare”.

ha detto il rappresentante in Sudan dell’organizzazione di Ginevra, il dottor Nima Saeed Abid. La situazione, ha aggiunto, è “estremamente pericolosa” a causa della presenza di diversi virus potenzialmente letali come la rosolia, il colera e la poliomelite. “Gli attacchi contro i centri di salute devono cessare“, ha chiesto l’OMS.