Cosa si festeggia il 25 aprile in Portogallo? La Liberazione. Mentre gli italiani ricordano la fine del nazifascismo, analogamente i cittadini portoghesi celebrano la caduta della dittatura. Si tratta, più semplicemente, dell’anniversario della cosiddetta Rivoluzione dei Garofani, che nel 1974 permise al Paese di avviare la sua transizione verso la democrazia.
Cosa si festeggia il 25 aprile in Portogallo e perché?
Mentre in Italia, a Roma, le più alte cariche dello Stato rendono omaggio al Milite Ignoto, in Portogallo le strade delle città più importanti si riempiono di cortei. L’occasione è il 25 aprile, data in cui, ogni anno, entrambi i Paesi celebrano la Liberazione dal fascismo. Gli italiani la associano all’inizio della ritirata dei soldati tedeschi e dei fascisti della Repubblica di Salò dal territorio nazionale; per i portoghesi, invece, è l’anniversario della Rivoluzione dei Garofani, quella che mise fine alla dittatura avviatasi con il regime di Salazar nel 1933 e poi portata avanti da Marcelo Caetano. Un evento storico, che permise al Paese di avviare finalmente la sua transizione verso la democrazia.
La lunga esperienza della dittatura
L’esperienza della dittatura portoghese – tra le più lunghe di tutto il Novecento -, affonda le sue radici nel golpe militare con cui, nel 1926, si decretò la fine della Prima Repubblica, costituita nel 1910. A guidarlo fu il generale Carmona che, una volta ottenuto il controllo del Paese, delegò ampi poteri ad Antonio de Oliveira Salazar, colui che avrebbe cambiato per sempre le sorti degli anni a venire. Diventato capo del Governo nel 1932, poco prima dell’ascesa di Hitler in Germania, Salazar trasformò infatti il Portogallo in un regime autoritario, fondando il cosiddetto “Estrado Novo”, lo Stato Nuovo, retto da un solo partito, sul modello degli altri regimi di destra formatisi negli stessi anni nel resto d’Europa (Italia e Spagna, ad esempio).
Anni in cui l’obiettivo principale delle autorità fu reprimere il dissenso politico, in ogni sua forma. Anche dopo la morte di Salazar – avvenuta nel 1970 -, quando arrivò al potere Marcelo Caetano, destinato a prendere il posto del primo. Complice la crisi economica, qualcosa, con il suo avvento, cominciò però a cambiare. Un malcontento generale si diffuse nella popolazione, che iniziò ad operare per un cambiamento. Con questo scopo, nel 1973, venne fondato il Movimento delle Forze Armate. Il suo obiettivo dichiarato era quello di abbattare l’Estrado Novo ed instaurare la democrazia. L’occasione si presentò nel 1974.
La Rivoluzione dei Garofani
Dopo vari tentativi falliti, il 25 aprile di quell’anno il Movimento riuscì a portare a compimento un colpo di Stato, annunciando in radio e in tv di aver ottenuto il controllo del Paese. Un fatto gravissimo, per il governo, che decise di arrendersi. Furono gli atti finali della dittatura. Già in serata, infatti, il generale Antonio de Spinola – colui che era stato incaricato di trattare con Caetano dopo il golpe -, firmò una legge, la numero 1, con cui decretò la Destituzione dei dirigenti fascisti e lo scioglimento dell’Assemblea Nazionale e del Consiglio di Stato. Il potere passò in questo modo alla Giunta di Salvezza Nazionale, formata dai membri più importanti del Movimento delle Forze Armate.
Dopo 45 anni di regime, al suon di “Grandola, Vila Morena” di José Afonso – un pezzo fino ad allora censurato – il Portogallo riconquistò così la sua libertà. Il simbolo di quella storica giornata – poi diventata festa nazionale, analogamente a quanto successo in Italia – divennero i garofani rossi: quelli che, secondo la leggenda, una fioraia di nome Celeste Caeiro offrì in piazza ai soldati per ringraziarli della Liberazione. E che loro, simbolicamente – come a dire “È finita!” – infilarono nelle canne dei loro fucili.