Mario Balotelli è stato ospite del podcast di Fedez ‘Muschio Selvaggio’ in cui è tornato a parlare dei tempi in cui vestiva la maglia dell’Inter. Dagli allenamenti con la prima squadra fino all’esordio in Coppa Italia per arrivare alla semifinale di Champions League contro il Barcellona dove reagisce ai fischi gettando a terra maglia nerazzurra. Un gesto che sancì anche la frattura con l’ambiente interista nonostante la vittoria del Triplete con Josè Mourinho in panchina e l’addio con destinazione Manchester City dove ritrovò il tecnico che aveva avuto il coraggio di lanciarlo, Roberto Mancini. Poi due volte al Milan, la sua squadra del cuore, con in mezzo una parentesi deludente al Liverpool. Gli ultimi anni in giro fra Francia, Italia, Turchia e ora la Svizzera con la maglia del Sion.

Balotelli Inter, gioie e lacrime

Prelevato dal Lumezzane, Mario Balotelli arriva all’Inter a sedici anni con Roberto Mancini che lo osserva qualche mese per poi portarlo in prima squadra per gli allenamenti. Un fisico e una tecnica sprecati per la Primavera, l’esordio in una gara di Coppa Italia e l’ambientamento in uno spogliatoio pieno di personalità forti per un ragazzo che non ha mai avuto un carattere facile da gestire.

All’Inter devo tantissimo, l’ho amata e la amo tantissimo tuttora, poi nel cuore sono milanista però devo praticamente tutta la mia carriera all’Inter perché mi ha lanciato e ha creduto in me, a Moratti devo tutto. Contro il Barcellona entro bene a partita in corso. Poi sbaglio una o due palle e San Siro comincia a fischiarmi e l’ho presa veramente male. Avevo 18 anni, sicuramente errore mio la mia reazione finale però cavolo, io amavo l’Inter con tutto il cuore e ci sono rimasto troppo male quel giorno lì. Sono tornato a casa e piangevo, ti dico la verità. Mi hanno fischiato e ho avuto una reazione dove, a fine partita, ho buttato la maglia per terra. Ma non era una reazione per dire ‘che schifo’, era proprio contro loro in quel momento lì perché ero arrabbiato e non capivo il senso. Erano esagerati quei fischi in quel modo. Forse era lo stress e la voglia di andare in finale perché l’Inter non ci andava da mille anni, ma era stato esagerato. Ho litigato con Materazzi ma senza venire alle mani. Lui era una persona che veniva da me qualunque cosa accadesse, positiva o negativa, quindi ho capito la sua reazione ed era una reazione da fratello più grande

L’esperienza in nerazzurro con due big in panchina: prima Roberto Mancini e poi Josè Mourinho. Due allenatori diversi nel modo di intendere il calcio ma arrivarono vittorie su vittorie. Con il marchigiano tornano ad Appiano Gentile gli scudetti e con il portoghese arrivò il famoso triplete con l’Inter che è tornata a vincere la Champions League.

Mourinho è simpaticissimo, ho avuto un rapporto un po’ particolare. A volte ci parliamo anche adesso. Ho avuto un bel rapporto con lui però ha un carattere, a volte, difficile da gestire. E anche io ho un carattere difficile da gestire, a volte si andava allo scontro ma era uno scontro paterno, tra padre e figlio mai scontri senza rispetto. Abbiamo vinto il campionato, la Coppa Italia, la Champions League, ti dico la verità, non ci credevo, non ci pensavo. Vincere tutto era una cosa troppo grande per essere vera, l’ho vista come un sogno. Cosa ha fatto la differenza? Il gruppo e il mister. Mourinho ti carica, lui tira fuori il meglio di te, a volte anche il peggio, ma ti tira fuori il meglio. Tu non lo sai, ma lui tira fuori il meglio di te, ti fa arrabbiare e tu per reagire, spacchi tutto, metti fuori tutta l’adrenalina che hai in corpo ed è quello che lui vuole

Il triplete venne aperto con la vittoria della Coppa Italia il 5 maggio 2010 grazie alla rete di Diego Milito contro la Roma. Una partita che per tutti è rimasta famosa per il folle calcione di Francesco Totti a Balotelli a pochi minuti dal termine che costò il cartellino rosso al capitano giallorosso. Un episodio che Super Mario ha voluto definitivamente chiarire:

C’era stata una partita negli anni precedenti, in cui avevo zittito i tifosi della Roma, ma non credo che lui ce l’avesse con me per quel motivo. Lui in finale di Coppa Italia ce l’aveva con il mister che non lo aveva fatto giocare dall’inizio, e per questo era nervoso. Io Totti lo rispetto tantissimo, gli voglio bene. Alla fine della partita gli ho anche scritto: ‘Ma il calcio perché me l’hai dato?. Lui mi ha risposto ‘dai, non ti ho preso neanche bene’. Francesco ha fatto la storia del calcio italiano. Se l’avessi fatto io sarei in prigione magari