Bonus contributivo, incentivi alle aziende che assumono e nuovi contratti a termine: ecco come cambia il lavoro dal 1° maggio 2023, giorno in cui è stato convocato il Consiglio dei ministri da Giorgia Meloni per adottare le novità da includere nel decreto in uscita. Si parte dal cuneo fiscale e dagli aumenti degli stipendi dei dipendenti pubblici e privati che dovrebbero beneficiare di ritocchi in ragione dei maggiori sconti contributivi sulla quota a carico dei lavoratori. Si ipotizzano un paio di punti percentuali rispetto a quelli già in vigore dal 2022 per livellare tutti i redditi fino a 35mila euro lordi all’anno al 4 per cento. Gli incentivi alle imprese che assumono riguarderanno l’azzeramento dei contributi per i contratti a tempo indeterminato. Infine, i contratti a tempo determinato dovrebbero vedersi allargare la durata da 12 a 24 mesi con causali più accessibili.

Bonus contributivo incentivi per chi assume, ecco le novità in arrivo dal governo per il 1° maggio 2023

In arrivo un nuovo taglio del cuneo fiscale mediante lo strumento del bonus contributivo per i lavoratori dipendenti, sia del privato che del pubblico impiego. Lo sconto sui contributi a carico dei lavoratori dovrebbe permettere di aumentare gli stipendi di qualche decina di euro per le buste paga da maggio a dicembre 2023. Il nuovo bonus contributivo, ancora da quantificarsi, andrà ad aumentare le percentuali del taglio del cuneo fiscale già in vigore dal 2022 e che sono, nell’ordine, del 3% per i redditi fino a 25.000 euro e del 2% per i redditi da 25.000 a 35.000 euro. Con il nuovo sconto, i lavoratori avrebbero aumenti in busta paga di qualche decina di euro ma i maggiori benefici spetteranno ai dipendenti con redditi medi. La strada che il governo Meloni dovrebbe percorrere è quella di livellare al 4% di bonus contributivo tutti i redditi fino a 35.000 euro.

Bonus contributivo incentivi assunzioni a tempo indeterminato di chi prende il reddito di cittadinanza: ultime notizie

Incentivi sulle assunzioni saranno riconosciuti alle imprese, innanzitutto per le immissioni di chi percepisce il reddito di cittadinanza. Per questa platea, chi assume a tempo indeterminato o con contratto di apprendistato o trasformi il contratto a termine, lo sgravio contributivo è pari al 100 per cento per due anni e nel limite di 8.000 euro all’anno. Per chi assume con contratti stagionali o a termine, l’incentivo si riduce della metà e fino a 4.000 euro all’anno di tetto, per un anno. Le stime del governo parlano di 20mila assunzioni a tempo indeterminato e di 50mila immissioni stagionali o a termine. Altri incentivi spettano alle imprese che assumono “Neet”, giovani che non studiano, non lavorano e tendenzialmente non sono alla ricerca di un lavoro. Per le immissioni di giovani fino a 30 anni di età, è previsto un anno di incentivo corrispondente al 60% della retribuzione mensile lorda ai fini previdenziali.

Sconti contributivi a chi assume giovani fino a 30 anni: di cosa si tratta e per chi

Sulle assunzioni di Neet, occorre che l’assunto sia iscritto all’Iniziativa occupazione giovani, il programma di politiche attive per l’occupabilità di chi non riesca a trovare lavoro. Il contributo del 60 per cento spetta alle imprese per le assunzioni con contratto a tempo indeterminato a partire dal 1° giugno prossimo e fino al 31 dicembre 2023. Le imprese possono ottenere il bonus anche con assunzioni in somministrazione o apprendistato professionalizzante. Secondo il governo, la misura dovrebbe portare all’immissione nel mercato del lavoro di 70.000 giovani under 30, più della metà dei quali con contratto stabile per una retribuzione media di 1.300 euro mensili. Assunzioni di colf, badanti e collaboratori domestici sono escluse da questa misura.

Contratti a termine, ecco come cambia il lavoro dal 1° maggio

Novità sulle assunzioni sono previste anche sui contratti a termine che erano stati riformati dal decreto “Dignità” del 2020. Il primo cambiamento riguarda la durata: fino a un anno, i datori di lavoro possono continuare a stipulare rapporti di lavoro senza dover indicare la causale. I contratti che, invece, devono riportare la causale sono quelli di durata da 12 a 24 mesi. Le causali prese in considerazione dal governo per il provvedimento in uscita il 1° maggio 2023 sono tre, ma per le restanti motivazioni nel contratto l’esecutivo rimanda alla contrattazione collettiva. Pertanto, le causali che conterrà il decreto del governo sono:

  • determinate esigenze rientranti nei contratti collettivi;
  • specifiche necessità di natura tecnica, produttiva o organizzativa;
  • sostituzione di altri dipendenti.